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Paola De Simone

Un repertorio musicale sacro del primo Settecento firmato Alessandro Scarlatti, raro quanto di gran pregio che, gradualmente, sta venendo fuori in tutta la sua raffinata bellezza di scrittura e sorprendente modernità - per l'epoca - delle armonie. Il tutto, grazie ad un'illuminata concertazione in Italia fra gli ambiti musicologici, organizzativi e performativi impegnati nella riscoperta, valorizzazione e diffusione di alcune delle più alte pagine della nostra tradizione barocca. Ed è così che, dopo averne ascoltato e recensito lo scorso novembre a Napoli nella sede della Fondazione Pietà de' Turchini e poi all'Incoronatella un meraviglioso saggio, affidato all'Ensemble Odhecaton (nella foto centrale) diretto da Paolo Da Col, alcuni brani tratti dal catalogo religioso dello Scarlatti padre, come la Missa defunctorum e il Magnificat solo di recente studiati e restituiti grazie agli approfondimenti scientifici (si veda il volume dedicato appunto a Scarlatti a cura di Paologiovanni Maione e Luca Della Libera e pubblicato nel 2010 dal Centro di Musica Antica diretto da Marco Rossi e Federica Castaldo) e alle edizioni critiche curate dall'ottimo musicologo, docente e giornalista Della Libera, arrivano alla Sagra Musicale Umbra dove, con gli stessi protagonisti, rivivranno in concerto per poi essere presentati in cd. Gli appuntamenti sono, rispettivamente, per oggi mercoledì 14 settembre (ore 21) in un luogo di straordinario fascino artistico quale il Santuario di Mongiovino a Panicale e, per domani giovedì 15 (ore 11), a Perugia presso la Sala Apollo di Palazzo della Penna, dove verrà presentata ufficialmente la registrazione discografica pubblicata da Arcana (video in apertura). Occasione importante, tra l'altro, secondo una prospettiva partenopea d'elezione che riguardò due fondamentali periodi creativi (1684-1702 e 1708-1725) del compositore palermitano formatosi a Roma ma ritenuto decisivo per le origini della grande Scuola musicale napoletana del Settecento, qui infatti prolifico autore soprattutto di opere, serenate e cantate, Maestro della Real Cappella negli anni del viceregno spagnolo e poi austriaco abitando con la sua numerosa famiglia in via Toledo, al Palazzo della Nunziatura Apostolica ma anche, secondo la pigione attestata dalle polizze di Banco raccolte in un mio recente saggio, nell'edificio posto di fronte a Palazzo Zevallos di Stigliano. Quindi sepolto nella città in cui si era spento, Napoli, nella chiesa di Monteoliveto dove, tra l'altro, sarebbe stato battezzato il figlio Domenico con il nome del padrino prescelto per l'occasione in quanto maggiore protettore napoletano di Alessandro Scarlatti, Domenico Carafa Duca di Maddaloni.

«Le circostanze per le quali Alessandro Scarlatti (Palermo, 1660 – Napoli, 1725) compose la Missa defunctorum non sono note, e allo stato attuale delle cose - spiega Luca della Libera (nella foto sotto) - possiamo soltanto avanzare alcune ipotesi. Il manoscritto è datato 1717: in quell’anno abbiamo scarse notizie sull’attività del compositore. La Missa defunctorum potrebbe essere stata composta in occasione della morte prematura dell’erede maschile al trono dell’impero asburgico, l’arciduca Leopold, avvenuta il 4 novembre 1716 a soli sei mesi di vita: era nato a Vienna il 13 aprile. Leopold, primogenito dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo e di Elisabetta Cristina, nacque dopo otto anni di matrimonio. Molte cronache del tempo, in particolare La Gazzetta di Napoli, testimoniano un grande numero di festeggiamenti in musica organizzati in tutto il Vicereame per salutare l’atteso erede. Lo stesso Scarlatti compose la splendida serenata La gloria di Primavera, una delle più imponenti partiture da lui mai realizzate. In quell’occasione il cast dei solisti di canto era di primissimo piano e comprendeva tra l’altro il celebre soprano Margherita Durastanti, che si era esibita nella «prima» della Resurrezione di Haendel a Roma nel 1708, per poi intraprendere un’importante carriera internazionale, esibendosi a lungo in Inghilterra e in Germania. Da una recente e preziosissima pubblicazione sul Cerimoniale del viceregno austriaco a Napoli nei primi anni del Settecento sappiamo che nel 1724 a Scarlatti fu chiesto di dirigere la cerimonia in occasione dei funerali della madre del viceré, il cardinale Michele Federico d’Althan, la contessa Anna Maria d’Aspermont, avvenuti il 21 gennaio 1724. Il viceré chiese che fosse eseguita la stessa musica che Scarlatti aveva diretto per i funerali del cugino, Giovanni Venceslao, conte d’Althan, celebrati nella stessa chiesa di San Luigi il 16 marzo 1723, evidentemente soddisfatto di quanto aveva già ascoltato. Non possiamo escludere che il grande musicista alla fine della sua carriera abbia utilizzato per queste due importanti occasioni la Missa defunctorum composta sette anni prima».

Ma quale la storia e la provenienza del manoscritto autografo nella sola Sequenza e idiografo nelle altre parti?

«La partitura, parzialmente autografa - prosegue lo studioso e critico musicale - si trova nel fondo Piatti-Lochis della Biblioteca Civica di Bergamo. Sul frontespizio a sinistra si legge: «Missa / Defunctorum / Quatuor Vocibus / C. A. T. B. / 1717. / Originale». Sopra la partitura c’è l’indicazione: «John Stanley M.B». Quest’ultima fa riferimento al famoso organista e compositore londinese John Stanley, vissuto tra il 1712 e il 1786. Nel 1729, a soli diciassette anni, fu il più giovane ad ottenere il titolo di «Bachelor in Music» a Oxford ed era solito aggiungere le iniziali «M.B.» nelle edizioni delle sue musiche. Il fatto che il manoscritto della Missa sia arrivato in Inghilterra potrebbe suggerire un’altra ipotesi, e cioè che facesse parte della biblioteca musicale del cardinale Pietro Ottoboni, acquistata dopo la sua morte da agenti inglesi per conto di Haendel. Quando Stanley morì, nel 1789, la sua collezione fu comprata in un’asta da Christie’s a Londra. Nel 1858 il manoscritto della Missa defunctorum era in possesso di C. E. Horsley, uno dei fondatori della biblioteca della Musical Society di Londra, e dalle sue mani passò a quelle di Alfredo Piatti (1822–1901), violoncellista e collezionista bergamasco che visse a Londra per circa cinquant’anni».

Quindi, le parole del musicologo sull'altro brano in programma: «Il testo del Magnificat, così come lo conosciamo, appare nel Vangelo di San Luca (I, 46-55) e, oltre ad avere chiari riferimenti a vari passi dell’Antico Testamento, deriva da un inno ebreo o ebreo-cristiano precedente. Si tratta di un cantico di lode a Dio pronunciato dalla vergine Maria nella sua visita ad Elisabetta.

La posizione del Magnificat nell’ambito della liturgia? E' in un momento di grande importanza: esso si canta, infatti, insieme con un’antifona, alla fine dei Vespri. Purtroppo le notizie sulle circostanze della composizione di questo brano di Scarlatti sono ancor minori rispetto alla Missa defunctorum, dato che le fonti superstiti sono ottocentesche e non offrono alcun indizio sul luogo e la data di composizione. Il Magnificat è suddiviso in diverse sezioni, ciascuna delle quali con delle caratteristiche diverse dalle altre sia per quanto riguarda l’organico, il tipo di scrittura e l’ambito tonale. Il basso continuo non si limita solo alla funzione di raddoppio delle parti vocali, ma talvolta ha una sua condotta autonoma. Scarlatti mette in evidenza la grande ricchezza e varietà del testo mariano con i suoi molti vocaboli legati alla sfera emozionale e a quella descrittiva: si ascoltino, ad esempio, la pulsazione ritmica danzante per «exsultavit spiritus meus», gli arpeggi ascendenti su «et exaltavit», l’intervallo di quarta ascendente e lunghi vocalizzi ripetuti per l’aggettivo «potens», i disegni discendenti per «deposuit» e «humiles» e l’intervallo dissonante (una quarta ascendente diminuita) per «misericordiae suae» nel delicato trio formato da due Soprani e Tenore».

La Missa infine, come per altri brani di musica sacra scarlattiana caratterizzata da un’originale compresenza di stilemi «antichi» e «moderni», ossia, da melodie gregoriane e dalla tecnica della messa ciclica rinascimentale accanto a scelte armoniche molto avanzate, fu significativamente eseguita il 15 aprile 1971 durante i funerali di Igor Stravinskij, celebrati nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. In quell’occasione furono anche suonati dei brani organistici di Andrea Gabrieli e i Requiem Canticles dello stesso Stravinsky. Ad eseguirla fu chiamato il Coro della Rai di Roma, «anche se in quell’occasione - ricorda Della Libera - il brano non fu apprezzato da Robert Craft, amico e biografo del compositore: "The obsequies begin with Alessandro Scarlatti’s Requiem Missa Defunctorum, added by bad measure by the chorus: it is featureless, dull, and in no ways relates to I.S. (or even to Venice, being Neapolitan)" ebbe a scrivere Robert Craft nel suo "Stravinsky, Chronicle of a friendship, 1948–1971" (London, 1972, p. 415). Il brano era stato cantato l’anno prima dallo stesso Coro, diretto da Nino Antonellini, per l’Autunno Musicale Napoletano, in una trascrizione di Mario Fabbri.

ENSEMBLE ODHECATON

Un’«entrée fracassante» nel mondo della polifonia rinascimentale, secondo le parole della rivista francese «Diapason». L’ensemble Odhecaton, sin dal suo esordio nel 1998, ha ottenuto alcuni dei più prestigiosi premi discografici e il riconoscimento, da parte della critica, di aver inaugurato nel campo dell’esecuzione polifonica un nuovo atteggiamento interpretativo, che fonda sulla declamazione della parola la sua lettura mobile ed espressiva della polifonia. L’ensemble vocale deriva il suo nome da Harmonice Musices Odhecaton, il primo libro a stampa di musica polifonica, pubblicato a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501. Il suo repertorio d’elezione è rappresentato dalla produzione musicale europea tra Quattro e Seicento. Odhecaton riunisce alcune delle più scelte voci maschili italiane specializzate nell’esecuzione della musica rinascimentale e preclassica sotto la direzione di Paolo Da Col.

L’ensemble ha registrato dodici CD, dedicati rispettivamente a musiche di Gombert, Isaac, Josquin, Peñalosa, Compère, ai maestri della Picardie, ai compositori spagnoli e portoghesi attivi nel Seicento nelle isole Canarie, a Palestrina, Monteverdi, Carlo Gesualdo e Orlando di Lasso. Con questi programmi Odhecaton è ospite nelle principali rassegne in Europa e America e ha ottenuto i maggiori riconoscimenti discografici: Diapason d’or de l’année, 5 diapason (Diapason), Choc (Classica), Disco del mese (Amadeus e CD Classics), CD of the Year (Goldberg). Odhecaton ha prodotto l’Amfiparnaso di Orazio Vecchi, con la partecipazione dell’attore Enrico Bonavera e le scene disegnate da Lele Luzzati.

Negli ultimi anni Odhecaton ha rivolto grande parte del proprio impegno interpretativo alla musica sacra di Palestrina, Orlando di Lasso, Gesualdo da Venosa, Claudio Monteverdi e al repertorio contemporaneo (Sciarrino, Scelsi, Pärt, Rihm). Nell’anno 2010 Odhecaton ha conseguito due Diapason d’or con le registrazioni O gente brunette e Missa Papae Marcelli di Palestrina; quest’ultimo CD (con il quale, secondo Le Monde, «les italiens d’Odhecaton ont détruit l’icône pour mieux rendre Palestrina à la vie») ha ottenuto un successo unanime presso la critica. Il CD di Odhecaton dedicato alla Missa In illo tempore di Claudio Monteverdi (Ricercar), insignito dei premi Diapason d’or de l’année, Choc e Grand prix international de l’Académie du disque lyrique, contiene la prima registrazione mondiale di tre mottetti inediti del compositore.

Le ultime realizzazioni discografiche di Odhecaton comprendono la registrazione integrale dei Mottetti di Gesualdo a cinque voci (Diapason d'or settembre 2014) e il CD Roland de Lassus, Biographie musicale vol. IV, La vieillesse, (5 diapason gennaio 2015).

PAOLO DA COL

Cantante, organista, direttore e musicologo, Paolo Da Col ha compiuto studi musicali al Conservatorio di Bologna e musicologici all’Università di Venezia, rivolgendo sin da giovanissimo i propri interessi al repertorio della musica rinascimentale e barocca. Ha fatto parte per oltre vent’anni di numerose formazioni vocali italiane, tra le quali la Cappella di S. Petronio di Bologna e l’Ensemble Istitutioni Harmoniche.

Dal 1998 dirige l’ensemble vocale Odhecaton, oltre a guidare altre formazioni vocali e strumentali nel repertorio barocco. E’ docente del Conservatorio di Trieste. Dirige con Luigi Ferdinando Tagliavini la rivista L’Organo, ha collaborato in qualità di critico musicale con il Giornale della Musica e con altre riviste specializzate, dirige il catalogo di musica dell’editore Arnaldo Forni di Bologna, è curatore di edizioni di musica strumentale e vocale, autore di cataloghi di fondi musicali e di saggi sulla storia della vocalità rinascimentale e preclassica.

MERCOLEDI’ 14 SETTEMBRE 2016, ore 21

Panicale (PG), Santuario di Mongiovino

Odhecaton

Paolo Da Col, direzione

Alena Dantcheva, soprano

Alessandro Carmignani e

Matteo Pigato, controtenori

Gianluigi Ghiringhelli,

Alberto Allegrezza,

Vincenzo Di Donato e

Gianluca Ferrarini, tenori

Enrico Bava e

Giovanni Dagnino, bassi

Manuel Tomadin, organo

Alessandro Scarlatti

Palermo 1660 – Napoli 1725

Missa defunctorum a 4 voci e basso continuo (c. 1717)

Introito: Requiem aeternam dona eis Domine

Kyrie

Graduale: Requiem aeternam – Absolve, Domine

Sequenza: Dies irae, dies illa

Offertorio: Domine Jesu Christe

Sanctus

Agnus Dei

Communio: Lux aeterna

Magnificat a 5 voci e basso continuo (ante 1715)

Le musiche sono eseguite secondo l’edizione critica

di Luca Della Libera («A-R Editions»).

GIOVEDI' 15 SETTEMBRE 2016, ore 11

Perugia, Sala Apollo di Palazzo della Penna

Presentazione del CD, disponibile da settembre 2016

per l’etichetta Arcana / Outhere.

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