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Paola De Simone

Un cult del Barocco musicale italiano che genialmente interseca il linguaggio sonoro contemporaneo rifrangendosi e rinnovandosi con qualche elemento in più in organico (arpa e tastiere elettroniche) entro una vertigine unica e assoluta, fatta di spunti ritmico-melodici ed armonici originali quanto, a specchio, di nuove e affabilissime invenzioni. Il tutto, alla luce di un virtuosismo compositivo, firmato Max Richter, e violinistico, affidato al bravissimo solista Daniel Hope, acuminato al punto da lasciare intatto il senso intrinseco, stilistico ed evocativo, dell’opera originale. È così che nascono le Quattro Stagioni di Vivaldi “recomposed” dal musicista tedesco classe 1966, presente in genere al centro dell’Ensemble “L’Arte del Mondo” e alle spalle del solista Hope per dar vita a un caleidoscopio di mirabilia di sintesi in filigrana tra le mutazioni ritmico-melodiche delle parti reali, proposte in esclusiva e per la prima volta al Sud in chiusura della locandina curata dalla direzione artistica di Stefano Valanzuolo, domani martedì 30 agosto (ore 21,15) all’Arena Flegrea di Napoli in evento assolutamente da non perdere. Nell’occasione, il gruppo di strumentisti sarà diretto dal proprio fondatore, Werner Ehrhardt.

Punto di partenza, dunque, Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi (Venezia, 1678-Vienna 1741) che, all’aurora del diciottesimo secolo, offrivano la migliore risposta, in linea con i nuovi orientamenti estetici definiti appunto in quegli anni ma in virtuosa chiave prettamente strumentale, alla retorica barocca di una teoria dell’Affektenlehre formulata ad arte per accendere nell’ascoltatore quel prezioso quanto antico tandem di ethos e pathos, attraverso un lavoro di preziosa tornitura entro una determinata situazione affettiva e potenzialmente drammatica. Dunque additando una via d’esecuzione pensata ben oltre la traduzione sonora dei Sonetti esplicativi di autore ignoto (con ogni probabilità, dello stesso Vivaldi) che in partitura accompagnano le note. In tal senso i quattro Concerti per archi e continuo sul tema delle Stagioni composti fra il 1695 ed il 1716 da Vivaldi in apertura della raccolta Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione, sono a pieno titolo da considerare - sia in virtù dei significanti che dei significati sonori - capolavoro e specchio assoluto del primissimo Settecento veneziano, nonché modello riconosciuto e tra le vette più alte nella tripartita forma cui l’autore dedicò oltre quattrocento esempi in virtù di un’originalissima inventiva del linguaggio strumentale.

A caratterizzare infatti La Primavera, L’Estate, L’Autunno e L’Inverno, Concerti per violino solista, archi e basso continuo elaborati secondo lo schema canonizzato nella Sinfonia operistica italiana “alla Scarlatti”, ossia in tre movimenti articolati inserendo fra due tempi veloci un andamento lento centrale, è una scrittura tecnico-espressiva sorprendentemente innovativa, raffinata e imprevedibile, straordinaria nella piena valorizzazione delle risorse strumentali attraverso un gioco abilissimo di variazione degli impulsi ritmici e di diversificazione degli spessori sonori. Imprevedibilità e variazione, appunto, che rimbalzano con piena efficacia sul piano della contemporaneità secondo criteri non dissimili grazie all'arguta rielaborazione musicale del compositore Richter.

«Scomporre e ricomporre “Le quattro stagioni”, forse il più famoso brano di musica classica di sempre: un'idea folle e affascinante. Far convivere ambient music ed elettronica con il Barocco veneziano potrebbe sembrare, all’apparenza – si legge nelle note che accompagnano l’iniziativa partita dal cuore dell’Europa per il mondo, presto divenuta ovunque nota grazie alle innumerevoli visualizzazioni su Sky Arte e You Tube, quindi domani in programma d’eccezione all’Arena Flegrea – un sacrilegio. Eppure, stando al milione e passa di preferenze registrate dal progetto su Spotify, il pubblico ha molto gradito questo strano Vivaldi d'avanguardia che Max Richter, compositore tedesco cresciuto in Inghilterra e diventato celebre nel mondo, ha pubblicato in cd per la prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon. Vivaldi Recomposed non è un semplice arrangiamento, ma qualcosa di totalmente nuovo. Richter ha assorbito il “cimento” di Vivaldi, metabolizzandolo e filtrandolo attraverso la sensibilità del musicista contemporaneo, ricreando un nuovo racconto, nostalgico e postmoderno. Il concerto si sviluppa come una sorta di incontro ravvicinato tra l’originale vivaldiano, eseguito per primo in forma tradizionale, e la rielaborazione moderna di Richter, proposta a seguire, creando un irresistibile gioco di specchi deformanti». Il risultato? Uno sguardo in dissolvenza oltre il tempo, pronto a cogliere la matrice più autentica del Barocco vivaldiano per attualizzarne e indagarne, nel vivo rispetto del senso e dell'essenza, le sonorità, gli stilemi, gli ulteriori orizzonti.

Max Richter è un compositore tedesco, cresciuto a Londra e tornato a vivere a Berlino, da qualche anno. Dopo rigorosi studi classici e brillanti diplomi in conservatorio, incontra Luciano Berio il quale riesce a trasmettere al giovane allievo la consapevolezza che, persino nel rigore assoluto di una partitura, deve spirare il vento della diversità, perché si crei una relazione con la propria scrittura. Gli insegna a far irrompere, insomma, la vita tra le quattro pareti dell’istituzione, a superare i confini, aprire le porte, guardare sempre con attenzione e mai con intellettualismo quello che avviene dove si dà forma alla musica. Richter è uno specialista della classica che frequenta l’obliqua via musicale di un artista inarrivabile come Robert Wyatt. Si avventura, dunque, nei sentieri tracciati da Vivaldi con l’assoluto rispetto che si deve a una pietra miliare della cultura, ma senza timore, evitando operazioni di contaminazione e reinterpretazioni. La contemporaneità, per lui, è lo spirito stesso dei tempi, ossia un sentire sedimentato nell’anima.

Werner Ehrhardt - Violinista e direttore d’orchestra nato a Colonia, dal 1985 al 2005 dirige l’ensemble Concerto Köln. Nel 2004 fonda L’Arte del Mondo ma collabora anche con la Staatsoper di Stoccarda, la Konzerthaus Orkester di Berlino, le Orchestre sinfoniche di Berga e Amburgo, l’Orchestre de Chambre de Genève, Capriccio di Basilea. Ha collaborato con solisti come Edita Gruber, Magdalena Kožená, Barbara Hendricks, Christine Schäfer, Eva Mei, Andreas Scholl, Olli Mustonen, Christiane Oelze, Xavier de Maistre, Daniel Hope, Viktoria Mullova, Daniel Müller-Schott.

Ensemble L’Arte del Mondo - Fondato nel 2004 da Werner Ehrhardt, specializzato nel repertorio antico e barocco, l’ensemble ha partecipato al Festival di Ludwigsburg e al Beethoven Festival di Bonn, si è esibito alla Konzerthaus di Berlino e alla Cité de la Musique di Parigi, ha collaborato con la WDR e la Radio tedesca. L’Arte del Mondo è ospite regolare del Festspielhaus di Baden-Baden e della Herculessaal di Monaco. Il lavoro condotto in questi anni è sfociato in prime mondiali sia in campo orchestrale sia in ambito operistico. Tra i solisti regolarmente invitati da L’Arte del Mondo sono da menzionare Daniel Hope, Viktoria Mullova, Simone Kermes, Xavier de Maistre e Uri Caine.

Daniel Hope - Artista esclusivo Deutsche Grammophon dal 2007, nel 2004 ha vinto tre premi prestigiosi per la registrazione dei concerti di Berg e Britten e ha ottenuto due nomination per il Grammy del 2005. Artista eclettico, collabora con l’attore Klaus Maria Brandauer e con Mia Farrow in vari progetti musical-teatrali. Nella commedia “Music to die for!” suona al fianco di Uri Caine. È stato Konzertmeister della Chamber Orchestra of Europe, dell’ensemble Concerto Köln e della Camerata Salzburg. Collabora inoltre con musicisti provenienti da altri ambiti: Bobby McFerrin, ad esempio, e l’ex Police Stewart Copeland. Dal 2002 al 2008 ha fatto parte dello storico Trio Beaux Arts, commissionando opere a Kurtág e Kagel. Tra i suoi partner cameristici spiccano i nomi di Pressler, Bashmet, Adès, Harrell, Katia e Marielle Labèque, Tabea Zimmermann, Wispelwey e Entremont. Con Alfred Schnittke ha organizzato il Festival Schnittke a Londra, nel 1994. La stampa inglese lo ha definito «il più entusiasmante musicista di strumenti ad arco dopo Jacqueline du Pré».

Antonio Vivaldi (1678-1741)

“Le stagioni”, da “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione” op. 8, nn. 1-4

La primavera - Allegro, Largo, Danza pastorale: Allegro

L’estate - Allegro non molto, Adagio, Presto

L’autunno - Allegro, Adagio molto, Allegro

L’inverno - Allegro non molto, Largo, Allegro

Max Richter (1966)

“Vivaldi Recomposed”

Ensemble barocco “L’Arte del Mondo”

Werner Ehrhardt, direttore

Daniel Hope, violinista

Debutto del progetto al Sud Italia. Esclusiva stagionale Arena Flegrea

Prezzi in prevendita:

Cavea Alta: 35 euro

Cavea Bassa: 40 euro

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