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Paola De Simone

Ironico ed estroso. Vivace, brillante e folgorante in quella sua carrellata di suoni, immagini e memorie di una Napoli musicalmente reinventata e fatta rivivere entro le poliformi combinazioni di un geniale caleidoscopio di stili e di "cult". Il tutto, attraverso un tocco pianistico preciso, scattante e timbricamente riconoscibile, fra mille, per la sua tornitura rotonda e luminosissima, da solo o accanto ad altri musicisti di non minore tempra e caratura. È quanto messo a segno con pieno e prevedibile successo l'altra sera all'Arena Flegrea da Stefano Bollani (nell'immagine d'apertura; foto di Roberto della Noce) presentando per la prima volta al Sud il suo "Napoli Trip", progetto discografico edito lo scorso maggio dalla Decca e ispirato appunto alla città del Golfo, qui dipanato fra gag divertenti e divertite, serrate improvvisazioni ed un'intesa di fuoco fra le parti in gioco dinanzi all'immensa cavea della Mostra d'Oltremare, cavea quest'anno a pieno titolo rilanciata dalla famiglia Floro Flores e dalla locandina firmata da Stefano Valanzuolo.

Al fianco di Bollani, impegnato anche in contemporanea su due tastiere differenti, c'erano musicisti strepitosi quali Nico Gori al clarinetto, Daniele Sepe al sax e ai flauti (nella foto sotto), più il bravissimo Jim Black alla batteria

ma anche, nell'opening act e accanto ai big con un celebre testo di Raffaele Viviani, il nuovo talento Flo (Floriana Cangiani), voce di bel volume e assai versatile entro una vertigine stilistica attenta a tradizioni e vernacolo con il suo gruppo formato da Marco Di Palo al violoncello, Michele Maione alle percussioni e da Ernesto Nobili alla chitarra.

Quanto alle tappe del "Napoli Trip", rielaborato in via estemporanea in qualcosa di assolutamente unico e diverso dallo stesso cd in distribuzione, si è passati dai cammei d'arte "Anema e core", "Vicoli", "Lo Choro di Napoli", "‘O Guappo ‘nnammurato", "Napoli’s Blues", rivitalizzando attraverso metamorfosi ritmiche e timbrico-tonali Carosone, Nino Taranto ("Il Bel Ciccillo") e, finanche, il mai sufficientemente lodato e compianto Pino Daniele (“Putesse essere allero” versione per solo pianoforte). Più qualche canonico "tic" classico dal Beethoven di "Per Elisa" e dell'incipit dalla "Quinta".

Poi, a contorno e a metà del viaggio, gli altri ospiti: Lorenzo Hengeller, al piano, per accompagnare questa volta in formula originalissima la voce di Stefano Bollani che, in "Guapparia 2000", è andato a definire Napoli "una deriva esotica" che, se collocata in Svizzera, "farebbe invidia anche all'America". Quindi, la ciurma di Capitan Capitone (nella foto sopra), Gnut (Claudio Domestico), Andrea Tartaglia, Roberto Colella, Alessio Sollo e Aldolà Chivalà (Aldo Laurenza), tutti insieme sul palco scatenati con l'esilarante "Amò" di Aldolà, tratto dall’omonimo album di Daniele Sepe e dei Fratelli della Costa. Applausi ed entusiasmi per tutti al termine.

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