- Paola De Simone
- 20 apr 2016
- Tempo di lettura: 3 min


Dal podio, intelligenza e passione, un temperamento musicale di fuoco, un possente magnetismo non solo istrionico ma segno di una consapevolezza piena delle potenzialità di ogni partitura e, più in generale, esperta capacità di far leva sui punti chiave della comunicazione tramite il linguaggio dei suoni tanto per chi è in buca o in palcoscenico e verso chi è fra palchi e platea.
Il recente, applauditissimo ritorno del direttore israeliano Daniel Oren (nato a Tel Aviv nel 1955) alla guida dell’Orchestra del Teatro San Carlo, nel bel sinfonico dello scorso dicembre (nella foto in basso) accanto al piccolo, strabiliante enfant prodige del pianoforte Yoav Levanon, aveva già riacceso un’ipotesi che, in questi giorni, sta prendendo forma concreta e compiuta tanto da dover finire sul tavolo del prossimo Consiglio di Indirizzo del Lirico napoletano, nei primi giorni della settimana prossima. E sì perché, mai come in queste settimane, la congiuntura Oren-San Carlo (nelle foto d'apertura) sembrerebbe trovare terreno favorevole dinanzi alla ormai non più rinviabile nomina di una bacchetta stabile, dopo l’uscita di scena del mai troppo presente Nicola Luisotti, a tutela della qualità di un organico dalle risorse per nulla comuni fra le analoghe realtà lirico-sinfoniche d’Italia. Nonché alla luce della speciale liason da sempre a tutti nota fra il nuovo Governatore di Napoli, Vincenzo De Luca, tra l'altro fra i maggiori azionisti del Teatro, e il direttore da lui stesso fortemente voluto e chiamato a Salerno in qualità, all’epoca, di sindaco per attuare la miracolosa metamorfosi del Municipale "Verdi", realtà che a tutt’oggi Oren musicalmente e operativamente guida con risultati magistrali (nella foto sotto, Oren e De Luca insieme in occasione del Concerto di Natale 2011 con l'Orchestra del Teatro Municipale "Verdi" di Salerno al Senato della Repubblica).

Alle spalle? Un lungo sodalizio che, negli ultimi anni Ottanta e dunque al centro fra la sovrintendenza di Francesco Canessa (1982-1987, 1990-2001) e quella di Renzo Giacchieri (1987-1990) con Niccolò Parente vertice artistico, lo ha visto capitanare come guida stabile la compagine sinfonica sancarliana. E per quanto i giorni della sua uscita di scena dalla direzione stabile dell'Orchestra del San Carlo fossero risultati alquanto burrascosi, pare sbattendo la porta e risollevando un po' tutti tanto che un glorioso quotidiano napoletano (Paese Sera) ebbe a titolare "Se ne è andato: era Oren", ricordiamo bene quanto entusiasmo il direttore israeliano sia sempre riuscito a suscitare nei musicisti come nel pubblico e quale impareggiabile carica musicale abbia saputo garantire ad ogni sua nuova impresa musicale. Fra i più brillanti eventi lirici e sinfonici, ricordiamo un coraggioso Nabucco diretto qui a Napoli "sotto tiro" e superblindato perché in piena guerra del Golfo e il Requiem verdiano a Ponticelli con Pavarotti e altre voci mondiali davanti ad una platea letteralmente oceanica. In realtà, al pubblico di Napoli, ha regalato molte altre esecuzioni memorabili, per un totale di 25 opere e 26 concerti sia con i complessi artistici sancarliani che con altre prestigiose formazioni ospiti.

Un rapporto speciale, insomma, quello tra Oren e il San Carlo, Teatro dove il maestro israeliano esordì nel 1980, con un concerto dedicato a Bernstein, Mendelssohn e Beethoven. Nel 1982 vi avrebbe poi diretto la prima opera: la Tosca di Puccini, con Raina Kabaivanska, soprano d’eccellenza presente in cast in tanti suoi ritorni. A seguire un'operetta, La vedova allegra, con lo stesso soprano (1984), Falstaff nel 1985 e la Manon di Massenet nel 1990; quindi, nuovamente Tosca nel 1996. Allestimento, quest'ultimo, in cui la grande Raina cantava al fianco di altri due assi: Juan Pons e Luciano Pavarotti. Tris con cui Oren avrebbe portato in scena anche il Verdi di Un ballo in maschera (1994) e, come accennato, la Messa da Requiem nel 1996 al Palasport di via Argine. Ancora per la lirica, si ricordano il Don Carlos del 1984 (con Renato Bruson e Ghena Dimitrova), il Nabucco del 1991, Otello e La Forza del destino del 1992, la bizzarra Carmen per la regia di Pappi Corsicato (2000), l'intramontabile Bohéme con la regia di Franco Zeffirelli (1996), Lucia di Lammermoor (1992) e Aida (1998). Nelle varie stagioni sinfoniche ha diretto solisti come Uto Ughi, Michele Campanella, e ha eseguito brani di Bernstein (fra i quali i famosi Chichester Psalms in cui esordì da piccolo come voce bianca), Ravel e Gershwin, oltre a pagine di Beethoven, Brahms, Mozart, Liszt e Mendelssohn. Nella sua ultima esecuzione al Lirico di Napoli precedente al citato sinfonico con il prodigio Levanon per il "Primo" di Chopin e l'"Eroica" di Beethoven, nel giugno del 2011, aveva diretto l'Orchestra del San Carlo in pagine “cult” del Novecento d’Oltreoceano quali l'Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein, An American in Paris di George Gershwin, accanto all'Ouverture–fantasia Romeo e Giulietta di Čajkovskij e al Boléro di Ravel. Oren tornerà nuovamente sul podio per la lirica di quest'anno, in ottobre, per l'Adriana Lecouvreur di Cilea, con 6 recite dal 16 al 23 ottobre.
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