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Redazione

L'Associazione Terra Felix - musica nei borghi e nei castelli, propone per stasera sabato 9 aprile (ore 20.30) al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, il secondo titolo della stagione "Il trionfo dell'opera buffa". E' Il barone sarda fritta di Gaetano Marinelli (Napoli 1760 - Oporto 1820?), Intermezzo a due scritto nel 1776 dal maestro di cappella napoletano in epoca dei ben più noti Cimarosa e Paisiello "per uso dell'ecc.me Sig.re Religiose della Maddalena" e la cui partitura manoscritta più parti si conserva nella Biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella" (nella foto, se ne riproduce il frontespizio), grazie a Dio in copia digitalizzata in Internet Culturale, dunque di libera fruizione, dati gli attuali costi elevatissimi per riprodurvi qualunque materiale (2 euro a scatto) e, per fortuna, non oggetto di mostra con conseguente, relativo embargo.

Protagonisti, il soprano Maria Laura Martorana ed il basso/baryton Antonio de Lisio. Completeranno il cast i danzatori Wanda De Nuccio, Alessia Caiazzo, Michele Storto ed Emanuele Torre con la coreografia di Luigi Ferrone (nella foto sopra, una scena dalle prove). Sul podio dell'orchestra "La Real Cappella" il maestro Ivano Caiazza (nella foto sotto), curatore anche della revisione della partitura mentre, la regia, è di Filippo Zigante, con scene di Giuseppe Zarbo e costumi dell'Istituto d'Arte di San Leucio.

Quanto alle notizie su Gaetano Marinelli: ha studiato prima al Conservatorio S. Maria di Loreto e poi al Conservatorio della Pietà dei Turchini, dove fu allievo di Pasquale Cafaro. E’ stato un compositore a suo tempo molto eseguito e molto celebrato, ma è poi stato completamente dimenticato. Questa è la sua prima opera. Il Barone Sardafritta, della città di Maccaroni, ha deciso di prender moglie, ma, ovviamente, dev’essere una donna alla sua altezza come nobiltà e come dote. Si presenta dunque a casa di Madama Aurelia, e gli viene ad aprire una ragazza molto bella che dichiara di essere la cameriera. Il Barone ne è colpito, ma attende di conoscere la futura sposa, anche se, in verità, non gli dispiace la cameriera, alla quale promette il posto di sua cameriera personale, posto che la ragazza rifiuta poiché non può che servire una donna. Arriva finalmente la dama promessa, che risulta essere di ripugnante bruttezza alla quale corrisponde pure un carattere stizzoso e pretenzioso. La cameriera si ritira e ricompare poco dopo vestita da uomo, e si dichiara essere Monzù Dragone, impareggiabile spadaccino, conoscitore di un colpo di “cartoccio” in grado di sbaragliare qualunque avversario. Egli è infuriato poiché è venuto a conoscenza del fatto che tal barone Sardafritta vuole sposare Madama Aurelia alla cui mano egli invece aspira. Una serie di divertenti equivoci porta poi allo scioglimento della trama. Monzù Dragone altri non è che la cameriera, la quale si è finta cameriera essendo, in realtà, proprio la dama concupita dal Barone. A questo punto il lieto fino, con nozze, è assicurato.

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