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  • Paola De Simone

Alle radici dell'opera buffa napoletana, oltre alle tradizioni del comico di matrice plautina e alle improvvisazioni dei comici dell'Arte non dimenticando la specificità campana delle ancor più antiche Atellane e della barocca quanto fondamentale commedeja pe mmuseca napoletana accanto alle scene buffe scarlattiane, c'è la storia e l'evoluzione prettamente partenopea dell'Intermezzo musical-teatrale destinato nel primo Settecento e con gran fortuna a risollevare gli animi degli spettatori fra gli atti di un'opera seria. Il più celebre? Senz'altro La Serva padrona pergolesiana fra gli atti del Prigionier superbo, in scena nel 1733 al San Bartolomeo di Napoli. Ma il genere, i cui primi esempi si rintracciano a Venezia per poi toccare i vertici grazie alla Scuola musicale napoletana, annovera numerosissimi, altri piccoli capolavori che, accanto alla successiva evoluzione del filone comico, dovrebbero essere fra i principali motori della politica culturale della città di Napoli. Città che, in verità, solo sporadicamente infila in cartellone qualcuno dei titoli più noti. A maggior ragione degna d'interesse quanto di merito è dunque l'iniziativa promossa dall'Associazione Terra Felix in collaborazione con il Comune di Capua che, a partire da domani, sabato 12 marzo (ore 20,30) al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, darà il via ad una programmazione interamente orientata a riscoprire e a valorizzare la tradizione degli Intermezzi e, con essi, la grande Scuola Musicale Napoletana. Primo titolo in locandina, l’intermezzo buffo “La furba e lo sciocco” di Domenico Sarro, l'eccellente compositore pugliese ma di formazione partenopea (Trani, 1679 - Napoli, 1744) che ebbe a firmare la partitura (Achille in Sciro) destinata ad inaugurare nel 1737 il nuovo, magnificente palcoscenico del Teatro San Carlo voluto da Carlo III di Borbone.

Un titolo che, tratto dall'opera seria Artemisia (gennaio 1731, pertanto al San Bartolomeo) di pari autore, ricordiamo ripreso in tempi recenti (stagione 2011/12) dal San Carlo al Teatro di Corte del Palazzo Reale unitamente al Maestro di Cappella di Cimarosa con la regia di Lamberto Puggelli nell'ambito del "Progetto Napoli” promosso dalla Regione Campania.

Eccone la trama: Sofia, giovane e bella ragazza che si professa di origine francese, vive purtroppo in ristrettezze dalle quali conta di uscire sposando un nobiluomo di solida posizione economica, il Conte Barlacco. Questi, invaghito della fanciulla, le va a far visita con l’intento di chiederla in moglie, ma la trova attorniata da un giovane (danzatore) anch’egli di origine francese. Il Conte, non visto, osserva quello che gli sembra un corteggiamento e si stizzisce alquanto, ripromettendosi di far piazza pulita dopo il matrimonio. Ma la piccola corte di Madama Sofia comprende anche una fanciulla (danzatrice), e tutti, consapevoli del progetto matrimoniale, prendono in giro il Conte che tenta delle avances con Sofia. La seconda parte si rifà alle trame tipiche della commedia dell’arte: il travestimento che genera equivoci che alla fine si chiariscono portando all’ovvio lieto fine. Sofia vuol mettere alla prova i sentimenti del Conte. Si traveste perciò, aiutata dai due amici, da ussaro e provoca con arroganza il Conte il quale, spaventato, chiede perdono all’Ussaro; questi a sua volta, magnanimamente, gli tende la mano in segno di pace. Il Conte chiede allora chi siano i due giovani e l’Ussaro gli dice che sono nipoti di Madama Sofia venuti dalla Francia per assistere alle sue nozze con il Conte Barlacco. Giubilo del Conte. L’Ussaro si spoglia del travestimento e rivela di essere Madama Sofia. Con una danza finale si celebra il matrimonio.

La particolarità della proposta di domani al Garibaldi di Capua, anche rispetto a quanto ideato al San Carlo sempre con la revisione critica di Ivano Caiazza, sarà un’operazione inversa all'innesto dell'Intermezzo fra gli atti dell'opera seria. Ossia: durante l’intervallo tra la prima e la seconda parte dell’opera buffa saranno presentati, a mò d’intermezzo, alcuni brani strumentali dell’opera seria principale, Artemisia, interpretati dai due danzatori con la coreografia di Luigi Ferrone.

Artefici e protagonisti dello spettacolo, il regista Filippo Zigante, direttore d'orchestra, vertice dei Conservatori di Benevento e poi di Napoli, a seguire direttore artistico al San Carlo, quindi, in buca, la recentissima ma già apprezzata Orchestra Real Cappella di Napoli (nel dipinto riportato dall'immagine sopra, l'antico organico della Cappella Paltina) diretta da Ivano Caiazza. Le coreografie, come accennato, sono di Luigi Ferrone, le scene di Giuseppe Zarbo, i costumi a cura del Liceo Artistico "San Leucio" di Caserta. Cantano: il soprano Ilaria Iaquinta (nella foto sotto a destra) per il ruolo di Madama Sofia, il basso-baritono Antonio De Lisio (Conte Barlacco), Annalisa Vitiello e Antonio Sorrentino (rispettivamente, una danzatrice e un danzatore).

Ma quel che più conta è che, l'evento, non resterà isolato né, tantomeno, fine a se stesso. Il 9 aprile sarà infatti la volta de Il Barone Sardafritta di Gaetano Marinelli, il 30 aprile de La Dirindina di Domenico Scarlatti e, per concludere il 7 maggio, sempre alle ore 20,30, de La servante maitresse, trasposizione in lingua francese della celebre Serva padrona di Giovan Battista Pergolesi.

«Una stagione breve ma intensa - spiegano gli organizzatori - che vede nuovamente in scena capolavori di un passato al quale siamo tutti debitori. La scuola napoletana del ‘700 ha prodotto lavori di grande rilevanza artistica in tutti i generi musicali all’epoca praticati, ma è nell’opera buffa che maggiormente si rivela il genio tipicamente nostrano, che, prendendo spunto dalla commedia dialettale napoletana del ‘600, produce nel secolo successivo autentici capolavori che si diffondono rapidamente ben oltre i confini non solo del nostro territorio, ma della nostra Nazione. I più insigni maestri furono chiamati nelle principali corti europee, e finirono con l’essere degli autentici capiscuola al cui insegnamento si deve la grande fioritura del periodo classico mitteleuropeo». Il tutto, alla luce di una visione culturale illuminata e ben più ampia stando a quanto aggiunto, sempre dai curatori, a commento dell'iniziativa: «“Altera Roma”, così nel I secolo a.C. veniva definita la città di Capua. Un suo borgo, il casale di Santa Maria Maggiore, si sviluppò fino a divenire l’odierna Santa Maria. Sembra come se la storia avesse voluto marcare alcuni luoghi, dando loro una valenza che supera i confini del tempo per assurgere ad un livello di memoria imperitura. Eppure anche luoghi siffatti hanno bisogno di essere vissuti, di ricevere linfa vitale dall’attività umana che ridoni loro il senso della contemporaneità E’ quanto si accinge a fare, con il beneplacito del Comune rappresentato dal Commissario Michele Campanaro, l’Associazione Terra Felix - musica nei borghi e nei castelli, che intende riportare alla memoria collettiva, nella splendida cornice del Teatro Garibaldi, uno dei momenti più significativi della nostra cultura: la “Scuola napoletana del ‘700”, che ha brillato come un faro nella vita musicale europea dell’epoca. Ed è per questo che, il 12 marzo al Teatro Garibaldi, risuoneranno le note dell’intermezzo buffo La furba e lo sciocco di Domenico Sarro.

INFO, ABBONAMENTI E BIGLIETTI: Ticketteria, Via Gemito 81 - Caserta - tel. 0823 353336, e-mail: ticketteria@virgilio.it. Per acquisti online: www.go2.it.

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