Cronache di viaggio, musiche e danze rilette attraverso l'efficace lente ludica e il raffinato spunto iconografico di rarissime carte da gioco a tema musicale e coreutico (nell'immagine in basso a destra) restituendo per una sera, e con vivo successo nello storico Palazzo Zevallos di Stigliano che tenne tra l'altro a battesimo l'"Erminia" di Scarlatti, gli intrattenimenti dell'aristocrazia settecentesca così come tracciato dalle fonti documentarie nelle capitali della migliore Europa. Lisbona e Napoli comprese che, in felicissima simbiosi scientifica e performativa, in virtù della liason d'elezione fra due realtà culturali "vere" quali il portoghese Divino Sospiro diretto da Massimo Mazzeo e la Fondazione Pietà de' Turchini di Napoli guidata da Marco Rossi e da Federica Castaldo, hanno rispettivamente prodotto contenuto e contenitore per una serata di raro interesse e di grande suggestione.
A partire dalla declamazione affidata ad attori in abiti alla moda del XVIII secolo (Agostino Pannone e Francesco Scolaro, della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Napoli), intenti a rileggere in stralcio gli appunti dei viaggiatori del tempo, ha così preso il via, in una sala gremita, il prezioso capitolo della stagione del Centro di Musica Antica. Capitolo dal titolo "Assembleia Nàpoles", riformulazione della "Danza in gioco" su progetto, testo e regia di Cristina Fernandes (anche lei in costume e in danza, al centro nella foto del tavolo da gioco) già proposta con successo al Festival di Rovereto dall'Ensemble Divino Sospiro, pregevole formazione da camera con strumenti antichi e, in tale occasione, al suo esordio partenopeo. In campo, contraddanze e cotillon, un'allemanda tedesca e una gavotta francese, quadriglie e minuetti in costumi d'epoca (a cura della Sartoria del Teatro San Carlo diretta da Giusi Giustino) abbinati e in alternanza con i brani strumentali presumibilmente impiegati all'epoca per tali piacevoli serate.
Vale a dire: un Trio per due violini e violoncello dello straordinario David Perez, un Minuetto di Pedro António Avondano, un Divertimento di Haydn, la Sonata Terza per flauto traverso e basso di Antonio Rodil, un Trio per archi di Boccherini, il primo Quartetto dell'op. 8 di Carl Stamitz, una selezione di danze del compositore e organista portoghese José do Espírito Santo Oliveira (1755-1819), tratte dal mazzo di carte musicali da gioco da lui stesso create, una Contraddanza di Policarpo José da Silva. Il tutto, di volta in volta evidenziato e restituito con piena efficacia grazie alle ottime abilità di tutti gli strumentisti del Divino Sospiro, da Massimo Mazzeo alla direzione e alla viola, dalla moglie Iskrena Yordanova al violino, dalla flautista Laura Pontecorvo, dal violinista Reyes Gallardo, dalla giovanissima violoncellista Diana Vinagre, dal clavicembalista Andrea Buccarella, da Paulo Guerreiro e Ana Beatriz Menesez ai corni naturali.
A parte la singolarità e la bellezza della proposta, a colpire è stata innanzitutto la ricostruzione filologica delle danze antiche con disinvoltura interpretate, fra il pubblico e dinanzi al gruppo degli strumentisti, dalle bravissime Alexandra Canaveira de Campos e Catarina Costa E Silva (nella foto sotto a destra). Danze di cui si legge in realtà solo nella letteratura e nelle fonti, o nel pregiato Trattato storico di Gennaro Magri conservato presso la Biblioteca del nostro Conservatorio di Musica "San Pietro a Majella". Rarissima pertanto l'occasione di poterne vedere la ripresa in tempi moderni, a maggior ragione se inserita in un contesto semiscenico intento a riprodurre uno spaccato opportunamente documentato dell'alta società settecentesca.
Infine, un gioco nel gioco: le danzatrici hanno invitato alcuni spettatori a scelta in una contraddanza cortese insegnata e messa in piedi, con incredibile maestria, al momento (video in chiusura di articolo) sulle note garbate e accattivanti messe meravigliosamente a segno dal Divino Sospiro. Esilaranti gli esiti e assicurato il divertimento per tutti in sala fra i caldissimi, meritati consensi tributati, tanto per l'idea che per gli interpreti, dal pubblico plaudente. Al termine, una degustazione delle non meno raffinate "frolle" della pasticceria Mennella.
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