Per la pubblicistica internazionale, al pari del proprio mentore che lo ha guidato al diploma rilasciato dal Conservatorio di Milano, Ramin Bahrami (nelle foto in alto e in calce) è fra i più alti interpreti di Bach oggi esistenti.
“Ramin Bahrami – ha infatti dichiarato il suo maestro e celebre musicologo Piero Rattalino - scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso, ma non l’ho domato; e spero che continui ad essere com’è”. Così la critica tedesca, nell’esaltarne lo stile e il timbro a commento di un’esecuzione dei Concerti di Johann Sebastian Bach, a Lipsia nel 2009, con la Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly: “Un mago del suono, un poeta della tastiera […] artista straordinario che ha il coraggio di affrontare Bach su una via veramente personale” (Leipziger Volkszeitung). E mentre la stampa asserisce a tutt’oggi che Bahrami “è la voce di Bach” il pianista contrappunta quanto la produzione bachiana sia tra «le prove più certe dell’esistenza di Dio” in quanto «manifestazione di un disegno superiore». Come in un atto di fede, in una recente intervista di Roberto Allegri pubblicata sul settimanale “Chi”, il pianista iraniano non a caso ribadisce: «Devo tutto a Bach. Bach è la ragione per cui ho iniziato a suonare ed è la ragione per cui ho abbracciato il Cristianesimo. Grazie a Bach ho anche incontrato l’amore e mi sono sposato […]. Mio padre Paviz, nelle lettere che mi scriveva dal carcere dove era stato rinchiuso durante la rivoluzione islamica perché considerato filo-occidentale, diceva: “Frequenta sempre Bach, lui non ti lascerà mai solo”. Aveva ragione».
E infatti con Bach, assieme al Domenico Scarlatti delle inossidabili Sonate per un unico itinerario dal titolo “Viaggio in Italia con Johann Sebastian Bach” che va unire su pagine in qualche maniera di matrice italiana due compositori praticamente antitetici ma nati con Händel in quello stesso, miracoloso anno 1685, Bahrami torna sul palcoscenico dell’Auditorium di Castel Sant’Elmo, mercoledì 13 alle ore 21, per dar forma ad una delle proposte di punta dell’Associazione Alessandro Scarlatti.
In verità, quella sua ultima volta bachiana a Sant’Elmo (4 aprile 2007), con i Concerti in re maggiore (BWV 1054) e re minore (BWV 1052) al fianco della Latvian Philharmonic Chamber Orchestra diretta da Massimo Lambertini, ce la ricordiamo bene, ma per un Bach per nulla memorabile ed anzi, per quanto nell'occasione assai esaltato dalla stampa locale di estrazione non musicale, ritmicamente incoerente e dagli abbellimenti disomogenei quanto dalle risoluzioni sporche o sbilenche.
Ad ogni modo, alle spalle di una carriera soprendente, c’è un percorso umano non facile ma fitto di riconoscimenti artistici: nato a Teheran il 27 dicembre 1976, Ramin è costretto con la madre e uno dei fratelli a lasciare per sempre la sua terra nei giorni della guerra mossa dall’Iraq di Saddam Hussein. Quella terra che negli anni della rivoluzione del 1979 gli aveva intanto strappato via da casa e dinanzi ai suoi occhi il padre Paviz Bahrami che, rinchiuso in carcere, lì sarebbe morto affidando il figlio nelle mani del Cielo e di Bach. Arriva a Milano e, grazie ad una borsa di studio, si iscrive al Conservatorio “Giuseppe Verdi” dove, tra i tanti insegnanti, incontra Piero Rattalino, il docente fondamentale che ne cura gli studi, la crescita, lo porta al diploma e ne prepara il debutto, al Teatro Bellini di Catania nel 1998. Un successo che avrebbe portato l’allora sindaco Enzo Bianco a conferirgli la cittadinanza onoraria. Approfondisce quindi gli studi all’Accademia Pianistica di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck. Quanto alla sua presenza sul mercato discografico, Bahrami incide esclusivamente per Decca-Universal, i suoi CD sono considerati “best seller” e arrivano a riscuotere un tale successo da indurre il Corriere della Sera a dedicargli una collana apposita per 13 settimane consecutive. Dopo le Variazioni Goldberg, l’Arte della fuga, i Concerti per pianoforte e le Suite inglesi, di Bach ha inciso l’Offerta Musicale, con le prime parti di Santa Cecilia. “Offerta” che, stando a quanto dichiarato in altra intervista (di Giorgio Vitali, su Famiglia Cristiana) è «soprattutto un sacrificio, nel senso etimologico del "fare il sacro", per rendere il mondo un po’ più bello». Di qui una sua riflessione, coraggiosa e importante: «Il mondo ha bisogno di Bellezza. Guardiamoci intorno: cattiva musica, cattiva politica, perfino cattiva Chiesa – lo dice Papa Francesco – cattivi insegnanti, cattiva tv. Come reagire se non con il Bello, con i Giganti dell’arte. Tutti hanno responsabilità. Perfino i musicisti e perfino il pubblico che a volte si impigrisce e non riempie le sale come dovrebbe. Ma la Bellezza ci può salvare. Tutti però dobbiamo dimostrare alla politica che la Cultura è necessaria come l’aria che respiriamo. Ed in quel modo non potranno dimenticarsene».
Fra i suoi ultimi proclami, tra l'altro, c'è quello sulla modernità del genio di Eisenach: «Bach è molto più giovane di Vasco Rossi e sicuramente - ha dichiarato in coda alla medesima intervista dello scorso novembre - fa molto meno male di Vasco Rossi».
Ramin Bahrami, tra l’altro, non è soltanto un pianista. Ha scritto anche due libri per la Mondadori e prossimamente uscirà il terzo edito Bompiani dal titolo “Nonno Bach”.
Recentemente ha avuto il privilegio di inaugurare la stagione di musica da camera di Santa Cecilia a Roma e al Beethoven Festival di Varsavia in collaborazione con il flautista Massimo Mercelli. Reduce da un concerto trionfale nella sala grande dell'Accademia Liszt a Budapest e alla Tonhalle di Zurigo, si è esibito con Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca.
È stato insignito del premio Mozart Box per l'appassionata e coinvolgente opera di divulgazione della musica, bachiana e non solo. A seguire, ha ricevuto il Premio “Città di Piacenza - Giuseppe Verdi” dedicato ai grandi protagonisti della scena musicale, riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo Muti, Josè Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi.
ASSOCIAZIONE ALESSANDRO SCARLATTI
Auditorium di Castel Sant’Elmo
mercoledì 13 gennaio 2016, ore 21
RAHMIN BAHRAMI, pianoforte
“Viaggio in Italia con Johann Sebastian Bach”
Programma:
Domenico Scarlatti
Aria in re minore K 32
Sonata in sol maggiore K 289
Johann Sebastian Bach
Suite francese n. 5 sol maggiore BWV 816
Domenico Scarlatti
Sonata in re maggiore K 282
Johann Sebastian Bach
Suite inglese n. 2 in la minore BWV 807
Domenico Scarlatti
Sonata in fa diesis maggiore K 319
Sonata re minore K 278
Sonata in do maggiore K 159
Johann Sebastian Bach
Aria variata (alla maniera italiana) in la minore BWV 989
Concerto nach italienischen Gusto BWV 971
Il concerto proposto è un ideale viaggio in Italia, in cui il venerato Johann Sebastian dialoga virtualmente con il coetaneo Domenico Scarlatti su questioni di forma e stile nella musica per strumenti a tastiera. Il programma prevede infatti che alcune Sonate di Domenico Scarlatti siano alternate Suite francesi e inglesi di Bach per poi chiudere con il Concerto italiano. L’itinerario, come sottolinea lo stesso Bahrami, «prende avvio da una struggente Aria napoletana, colma di tristezza e malinconia, di Domenico Scarlatti, alla quale segue la brillante Sonata in sol maggiore che ci catapulta nella quinta Suite francese di Bach. Le Suites dell'epoca barocca si dividevano, come del resto l´opera, in ‘buffe’ e ‘serie’, profane e sacre. Ma il genio di Bach seppe mescolare il sacro al profano, il razionale al danzante, la scienza della composizione al dilettevole, il sobrio al capriccioso». Il concerto si chiude con il celebre Concerto nach Italienischen Gusto «una realizzazione perfetta nello stile del concerto grosso, con l´alternanza di ‘soli’ e ‘tutti’ tipica della musica orchestrale barocca, qui però realizzata per un solo strumento a tastiera».
Biglietti: intero € 15; ridotto giovani ( under 33) €10; last minute € 3 (under 33) in vendita un’ora prima del concerto
Per informazioni: www.associazionescarlatti.it;
Infoline . 081 406011
Ramin Bahrami
Nato a Teheran il 27 dicembre 1976, nell’allora Persia, da famiglia benestante, rimase folgorato dalla musica di J.S. Bach fin da giovane. Con l'avvento del regime degli Ayatollah a seguito della Rivoluzione iraniana, il padre Paviz fu incarcerato, con l'accusa di essere oppositore del regime e di aver collaborato con lo Scià, e poi ucciso nel 1991.
Ramin fu costretto a emigrare in Europa a 11 anni. L'intenzione era quella di recarsi in Germania, patria originale della nonna paterna, ma il primo paese che lo accolse fu l'Italia, grazie ad una borsa di studio donatagli dall'Italimpianti in seguito all'intervento dell'ambasciata italiana a Teheran.
Bahrami trova rifugio in Italia, dove può studiare il pianoforte e diplomarsi con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck, l’artista che più di altri ha contribuito a far conoscere la modernità dell’opera pianistica di Bach attraverso i suoi studi e le sue esecuzioni. Il primo debutto importante avviene nel 1998 al Teatro Bellini di Catania: il successo è tale che la città etnea gli conferisce la cittadinanza onoraria. Da quel momento in poi, si susseguono le esibizioni presso le maggiori istituzioni musicali d’Italia, teatri, stagioni e prestigiosi festival internazionali. Nel gennaio 2009 Ramin Bahrami è stato insignito del Premio “Città di Piacenza; Giuseppe Verdi” dedicato ai grandi protagonisti della scena musicale, riconoscimento assegnato prima di lui a Riccardo Muti, Josè Cura, Leo Nucci e Pier Luigi Pizzi.
Ramin Bahrami è considerato uno tra i più interessanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale. Dopo l’esecuzione dei Concerti di J.S. Bach a Lipsia nel 2009 con la Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca lo considererà: “un mago del suono, un poeta della tastiera; artista straordinario che ha il coraggio di affrontare Bach su una via veramente personale” (Leipziger Volkszeitung). La ricerca interpretativa del pianista iraniano è attualmente rivolta alla monumentale produzione tastieristica di Johann Sebastian Bach, che Bahrami affronta con il rispetto e la sensibilità cosmopolita della quale è intrisa la sua cultura e la sua formazione. Le influenze tedesche, russe, turche e naturalmente persiane che hanno caratterizzato la sua infanzia, gli permettono di accostarsi alla musica di Bach esaltandone il senso di universalità che la caratterizza. Bahrami si è esibito in importanti festival pianistici tra cui “La Roque d’Anthéron”, Festival di Uzés, il festival “Piano aux Jacobins” di Toulose, il Tallin Baroque Music Festival in Estonia e il Beijing Piano Festival in Cina. Nel febbraio 2010 ha debuttato a Parigi con le Variazioni Goldberg, e nel marzo dello stesso anno ha tenuto un applaudito tour con i Festival Strings Lucerne. E' del maggio 2010 il grande successo con Riccardo Chailly al Gewandhaus di Lipsia, che completa l’integrale dei Concerti bachiani. Bahrami si è esibito in prestigiose sedi italiane, come il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro La Fenice di Venezia, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma, dove è apparso nella prestigiosa rassegna “Solo Piano” accanto a Maurizio Pollini, Grigory Sokolov, Daniel Barenboim, Jean-Yves Thibaudet e Evgeny Kissin e dove, nel marzo 2008, è stato invitato a partecipare alla “Maratona Bach” accanto al violoncellista Mario Brunello. E' del giugno 2008 la sua apparizione alla Wigmore Hall di Londra, con una grande accoglienza del pubblico, e della primavera 2009 la presentazione dell’Arte della Fuga al Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” di Brescia e Bergamo, di cui è stato protagonista insieme ad altri nomi celebri del pianoforte quali Andràs Schiff, Lang Lang, Angela Hewitt, Grigory Sokolov, Alexander Lonquich.
Ramin Bahrami è ideatore e presidente del World Bach Fest, la cui prima edizione si è svolta a Firenze dal 9 all'11 marzo 2012. Si esibisce regolarmente con i Festival Strings Lucern. Ha suonato recentemente alla Konzerthaus di Berlino, con una grande eco di pubblico e critica, al Berlin International Music Festival e al Ravello Festival con la European Chamber Orchestra. Dal 2012 ha assunto la direzione artistica della Summer School of Musical Perfomance ideato insieme al produttore RAI Casimiro Lieto nel borgo dell’antica Caserta.
Ramin Bahrami incide esclusivamente per Decca-Universal. La sua discografia comprende le Variazioni Goldberg (2004), le 7 Partite (2005), l’Arte della Fuga (2007), la raccolta "Ramin Bahrami plays Bach" (2009), comprendente anche una selezione di esecuzioni dal vivo, le Suite Francesi (2010). L’incisione dell’Arte della Fuga sale in testa alle classifiche, rimanendovi per sette settimane e raggiungendo numeri di vendita solitamente riservati ai dischi pop. Nel 2009 DECCA pubblica la prima registrazione su strumento moderno delle Sonate bachiane, ricevendo ancora una volta una calorosa accoglienza e grandi apprezzamenti da parte di critica e pubblico. Il disco con i cinque concerti per tastiera di J. S. Bach, registrato a Lipsia con Riccardo Chailly alla guida della Gewandhausorchester, uscito nel giugno 2011, ha meritato le 5 stelle nel mensile Amadeus e il London Times ha decretato che : “questo CD rende il mondo un posto migliore dove viverci”. Le sue "Suite Inglesi" (2012) hanno riscosso grande successo di pubblico e critica, e sono entrate anche nella classifica Nielsen della musica pop. E’ in progetto l'incisione dei Concerti per due e tre pianoforti di J.S. Bach con Saleem Aboudd Ashkare e Nareh Aghamanyan e l'orchestra del Gewandhaus sotto la guida di Riccardo Chailly.
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