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  • Paola De Simone

Folla ed emozione immense per un raro progetto di ricerca storico-musicologica con relativo evento performativo in prima moderna, sin qui senza precedenti. Ossia, la fedele riproduzione dell’antica celebrazione dello svelamento del miracoloso Crocifisso del Carmine Maggiore andata a proporre la sera di mercoledì 30 dicembre, in costume d'epoca, un evento celebrativo fatto di musica e devozione databile nel 1685 e articolato secondo l'esatto cerimoniale della Napoli vicereale. Dunque, abbinando alla rappresentazione rituale l'esecuzione di una partitura manoscritta inedita scritta dall'allora primo maestro di cappella del Real Conservatorio Santa Maria di Loreto, Gaetano Veneziano (Bisceglie, 1656 ca. - Napoli, 1716), ai primi del Settecento in pari ruolo nell'importantissima Basilica di piazza Mercato, del quale nel 2016 ricorrono i 300 anni dalla morte:

il "Mottetto Pastorale in lode del SS.mo Crocifisso del Carmine a nove voci, con violini, tromba, due cornetti e due flauti", custodita in parti staccate per lo più autografe presso l'Archivio Musicale della Congregazione dell'Oratorio dei Gerolamini (nelle immagini accanto).

Una ricerca condotta da due eccellenti studiosi, Antonio Dell'Olio e Maurizio Rea, il primo ricercatore nei fondi pugliesi e curatore della revisione critica delle musiche; il secondo, studioso presso gli archivi napoletani (sue le trascrizioni dei documenti sul miracolo del Crocifisso e sulle relative celebrazioni riportate nel volumento a cura di Pierpaolo Russo edito dalla stessa Associazione promotrice dell'iniziativa), organista del Carmine Maggiore e dunque, nell'occasione, all'organo e alla direzione dell'Ensemble nato da una nuova realtà di studio ed esecuzione denominata ispirandosi ad uno dei quattro antichi Conservatori partenopei, "I Figlioli di Santa Maria di Loreto".

Al di là di qualche trambusto all'ingresso per la massiccia affluenza e dunque per l'indisponibilità di posti ad invito esauriti in un soffio, l'evento realizzato con il patrocinio del Comune di Napoli, del Teatro di San Carlo e dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione, unitamente al sostegno dell’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, alla collaborazione della Fondazione Pietà de’ Turchini, delle Associazioni “I Sedili di Napoli- Onlus” e “Officina delle Idee” accanto al Fanzago Baroque Ensemble, si è svolto in maniera esemplare, con il sindaco Luigi de Magistris, l'assessore comunale alla Cultura, Nino Daniele, e i rappresentanti della Comunità Carmelitana del Carmine Maggiore in prima fila. Un rintocco di campana ha quindi dato il via al rituale articolatosi nella processione dalla Sacrestia alla Porta Maggiore dei ministri, dei frati e del Priore del Carmine mentre, in alto sul balcone, s'intravedeva il frate custode del Crocifisso. A seguire, mentre i cantori intonavano l’Inno Vexilla Regis, dalla porta della Chiesa aperta dal Priore ha fatto il suo ingresso il Vicerè di Napoli con gli eletti del Popolo, interpretati dai figuranti dell'Associazione NarteA. Processione proseguita all’interno della Chiesa fino alla Sacrestia, con i Nobili fermi nella navata mentre il Viceré e il Priore sono saliti al Tabernacolo del Crocifisso, il frate con la cotta ha quindi consegna il laccio al Viceré e, terminato il canto del Vexilla Regis, il viceré ha calato il Velo svelando il miracoloso, immenso Cristo ligneo del XIII secolo.

Inginocchiatisi i nobili, ha inizio la musica, con la Sinfonia avanti il Mottetto Pastorale in programma (sotto, nel video gentilmente concesso dalla professoressa Marina Marino)

su testo latino (ma metrica italiana), con archi, strumenti a pizzico organo e fiati, dunque un mottettone all'uso napoletano, con Coro "Caeli (coeli) et terrae vos laeti cantores" con da capo e a cornice, significativamente in decasillabi a sottolinearne l'alto impegno etico-civile e religioso, e un'articolazione interna non dissimile da un'opera coeva con recitativi e arie tripartite per i solisti (3 voci di Canto/soprano, 2 di Alto/contralto, 2 di Tenore e 2 di Basso) fra primo e secondo Coro. Musica eccelsa per profili melodici e sapienza contrappuntistico-armonica, con una vera perla, su tutte, che è quell'aria per soprano del secondo Coro, "Aquae limpidae" con violette e "violonzello" concertanti (ottimo il violoncellista Leonardo Massa) nello specifico affidata a Roberta Andalò, interprete per il Barocco di sensibilità rara quanto di salda preparazione tecnico-stilistica (in ascolto, in stralcio, nel secondo video per gentile concessione dell'Associazione Culturale "I Figlioli di Santa Maria di Loreto").

Lodevole il contributo di tutti gli artisti in campo, fra voci (i soprani Sabrina Santoro, Angela Luglio e la già segnalata Andalò, i contralti Marina Esposito e Candida Guida, i tenori Leopoldo Punziano e l'interessantissimo Alessandro Caro, i bassi Antonio Braccolino e Giuseppe Ippolito) e musicisti con strumenti d'epoca (si citano almeno il primo violino e concertatore Vincenzo Bianco, il trombettista Marcello Trinchero e Mauro Squillante al mandolone). Un plauso speciale, infine, a Maurizio Rea, anima dell'iniziativa e guida impeccabile nella scelta di metri, tinte e dinamiche atte a restituire non semplicemente le note, bensì un intero mondo radicato nella Napoli musicale sacra del tardo Seicento e del primissimo Settecento attraverso quel Veneziano compositore, organista e maestro di cappella, pugliese per nascita ma partenopeo per formazione, tra l'altro vertice musicale della Real Cappella nei giorni di assenza di Alessandro Scarlatti. Consensi caldissimi al termine e dallo stesso Rea, presidente dell'Associazione dei "Figlioli", la promessa di nuovi appuntamenti di simil pregio nei mesi a seguire, fino ad un altro Mottetto Pastorale in pari periodo festivo al termine del 2016 e sempre legato al culto del Santissimo Crocifisso che, a questo punto, potrebbe essere quello del manoscritto datato 16 dicembre 1706 (analogamente conservato ai Girolamini) composto due anni dopo "Il sacrificio d'Elia", Oratorio sul cui frontespizio il compositore si dichiarava "maestro di cappella del Carmine Maggiore".

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