Cliccate il link https://performingarts.withgoogle.com/en/opera e, nella stringa dei teatri in vetta alle classifiche del mondo, fra gli oltre 60 partner che hanno aderito alla piattaforma virtuale, da oggi compare anche il San Carlo di Napoli.
Attraverso il bozzetto "civetta" per il costume di Rodolfo firmato nel 1963 da Attilio Colonnello per l'allestimento di una delle due opere che Verdi scrisse per Napoli, Luisa Miller, si entra in ulteriori gallerie fra l'esposizione di Verdi a Napoli, una collezione di un centinaio di pezzi fra bozzetti, locandine e foto storiche, tutti tratti dall'archivio, e una mappatura di immagini in Street View che dalla platea conducono fra tutti e sei i piani del Lirico napoletano, attraversando il dedalo di corridoi, scendendo fino nella nuova sala prove del Giardino Romantico e dunque al piano seminterrato o salendo nelle stanze della sovrintendenza, e fino a guardare da tutte le prospettive possibili l'immensa sala del Niccolini (immagine e foto sottostanti).
Tra i partner italiani che hanno aderito al Google Cultural Institute, sezione Arte, musica e teatro, svetta infatti per la prima volta online su g.co/performingarts anche la Fondazione Teatro di San Carlo con il suo MeMUS, Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo. Obiettivo, permettere agli utenti di tutto il mondo di vivere appieno la magia di uno dei massimi teatri storici italiani. «Video a 360 gradi degli spettacoli, immagini panoramiche in Street View e mostre digitali - spiegano i vertici del Teatro napoletano - daranno accesso agli utenti a palcoscenici iconici come la Carnegie Hall, la Filarmonica di Berlino e l’Opera Garnier di Parigi o, in Italia, il Teatro dell’Opera di Roma, il nostro Teatro di San Carlo, il Teatro della Pergola di Firenze e il Museo del Violino di Cremona» .
In Italia la collaborazione con Fondazione Teatro di San Carlo e MeMUS, Museo e Archivio Storico del Teatro di San Carlo permette di assaporare la storia del Teatro più antico d’Europa e considerato tra i più belli e apprezzati al mondo. «Così - concludono i responsabili del Lirico - si esprimeva Stendhal: "La prima impressione è d'essere piovuti nel palazzo di un imperatore orientale. Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. Non c'è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea. Questa sala ricostruita in 300 giorni, è come un colpo di stato (Stendhal, Roma, Napoli e Firenze nel 1817). Questa collaborazione? Offrirà un’esperienza particolarmente ricca e coinvolgente che permetterà agli utenti di vivere appieno la magia del nostro Teatro».
Quanto ai materiali, infine, grazie al fondo post bellico che l’Archivio Storico del Teatro di San Carlo conserva e che recentemente ha digitalizzato commissionando il lavoro alla stessa ditta (SIAV) utilizzata per l'immensa opera di digitalizzazione della Biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella" , saranno liberamente visibili i bozzetti e i figurini di allestimenti verdiani che partono dal 1944, con una storica Aida firmata dallo scenografo e costumista Cesare Maria Cristini, cui seguono lo spettacolo a firma di Roberto Scielzo (1950) e un terzo ancora di Cristini (1969) che fu responsabile degli allestimenti scenici del Teatro e dunque protagonista di numerose produzioni fino agli anni Settanta: tra queste, la Giovanna d’Arco (1951) con la Tebaldi (sopra, nell'immagine), Il Trovatore (1968) con la regia di Vittorio Viviani, Un ballo in maschera (1972) con Franco Mannino sul podio. Tra gli altri, ci sono i disegni pregevoli di Attilio Colonnello per la Luisa Miller nel 1963, di Nicola Benois per La Forza del destino del 1973 e di Georges Wakhévitch (1974) per un Falstaff mai realizzato mentre, al suo posto, s'inaugurava la stagione lirica 1974-1975 con lo stesso titolo ma con le scene di Cesare Maria Cristini (foto sotto).
Il Google Cultural Institute continua così nel suo impegno di portare l’arte e i tesori culturali online, rendendoli accessibili agli utenti in qualsiasi parte del mondo. La nuova sezione, Arti dello spettacolo, accoglierà oltre 60 istituzioni culturali di oltre 20 Paesi, oltre 100 storie interattive e un totale 8.000 contenuti tra foto, video e altri documenti. La finalità primaria è, ovviamente, una promozione e una tutela dei materiali culturali che vanno in tal modo ad essere preservarti online. Tutti i progetti del Google Cultural Institute (www.google.com/culturalinstitute) sono frutto di collaborazioni strette con importanti partner italiani e internazionali: musei, fondazioni, siti di interesse culturale, archivi e altre istituzioni che gestiscono i contenuti di cui sono proprietari all’interno delle piattaforme tecnologiche messe a disposizione da Google.
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