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Paola De Simone

Se esistesse una “hit” per le migliori occasioni concertistiche ascoltate nell’anno sul territorio regionale della Campania, fra i primi posti assoluti svetterebbe, senz’altro e per ben più di un motivo, la proposta affidata all’Ensemble di nove voci Odhecaton, più Liuwe Tamminga all’organo e Paolo da Col alla direzione (nella foto di Marco Caselli Nirmal), per la nuova stagione della Fondazione Pietà de’ Turchini di Marco Rossi e Federica Castaldo.

Nelle premesse, la valorizzazione di un repertorio di raro ascolto ma ad alta valenza identitaria tratto dallo scrigno ancora in gran parte da riscoprire del Barocco musicale sacro nato fra i circuiti di Napoli e Roma. Ossia, nello specifico, alcuni saggi dalla scrittura esemplare composti in tre diverse fasi creative dal palermitano Alessandro Scarlatti, recentemente editi da A-R Editions, curati in nuova edizione critica dallo studioso Luca Della Libera nonché, meritatamente, di prossima incisione: il Miserere a nove voci, realizzato nel 1708 per la Cappella Pontificia, la Salve Regina a quattro voci del 1697 contenuta nella raccolta dei “Concerti Sacri”, la sorprendente Missa defunctorum dell’anno 1717.

Quanto agli esiti dell’applauditissima serata accolta questa volta nella sede di Santa Caterina da Siena, è il caso di scindere almeno in prima battuta la valutazione sul gruppo degli interpreti e quanto rilevato in abbinamento alla rilettura delle pagine in esame. E questo perché, tra le formazioni di voci a cappella ad oggi più note e apprezzate, l’Odhecaton – si badi, formazione di fine anni Novanta, tutta italiana e fatta realmente di nomi italiani, intitolata citando il primo primo libro a stampa di musica polifonica, Harmonice Musices Odhecaton, pubblicato a Venezia da Ottaviano Petrucci nel 1501 e, ad oggi, pluripremiata – va con orgoglio riconosciuto tra i gruppi di miglior tempra per tecnica, intonazione, sostanza dei singoli volumi ed equilibrio d’insieme, colore non solo dei registri ma dell’esatto caleidoscopio armonico che uniti, magnificamente, di volta in volta producono. Ascoltarli, al di là del repertorio, è una gioia vera e benefica, per le orecchie quanto per l’anima. Ed è per questo che meritano, tutti, di essere citati singolarmente: i controtenori, straordinari, Alessandro Carmignani, Matteo Pigato, Andrea Arrivabene e Gianluigi Ghiringhelli, i tenori Massimo Altieri, Vincenzo Di Donato, Gianluca Ferrarini, i bassi Marcello Vargetto e Enrico Bava. Se ne segnala, tra l’altro, il ritorno a Napoli venerdì 27 novembre (ore 20, più itinerario fra i luoghi dalle ore 19, con ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria; info: campania>artecard - 800 600 601 / 06 39967650 e www.cantasuonaecammina.it) per un ulteriore “Viaggio alla scoperta della musica sacra inedita di Alessandro Scarlatti” in uno dei luoghi storicamente fondamentali per la musica partenopea, la Chiesa della Pietà de’ Turchini in via Medina, detta Santa Maria Incoronatella per distinguerla dalla principale Chiesa dell’Incoronata adiacente alla quella che fu in età vicereale la Rua Catalana e, fino agli inizi dell’ottocentesco decennio francese, fra Sei e Settecento sede di uno dei quattro, gloriosi Conservatori napoletani.

Di particolare interesse a Santa Caterina da Siena, inoltre, l’itinerario prescelto, l’estrema cura delle edizioni in ascolto e le relative modalità d’approccio polifonico e testuale messe a punto dal direttore tristino Paolo da Col alla testa dell’Ensemble. Dalla lucidità dei serrati intrecci contrappuntistici alla piena tornitura degli spunti melodici, dalle spoglie suggestioni dell’antico Gregoriano alle avveniristiche soluzioni armoniche e intervallari. Originale anche l’idea del bis, per raccontare altri colori e tutt’altra storia: un delicatissimo mottetto del contemporaneo Arvo Pärt intitolato alla pace e, dunque, dedicato ai drammatici eventi di Parigi.

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