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Paola De Simone

Restituire oggi all’ascolto partiture emblematiche di una tradizione compositiva e di esecuzione scavando tra le fonti sparse di un archivio ecclesiastico semisconosciuto, per farle risuonare per la prima volta in tempi moderni nella sede precisa in cui aveva luogo, poco meno di tre secoli prima, quello stesso prezioso capitolo del Barocco musicale della Napoli sacra. Per di più, entro una vertigine artistica che annovera, tra una folla di simboli di morte e devozione, un Sant’Alessio dipinto da Luca Giordano e altre mirabilia del Vaccaro, di Massimo Stanzione, di Cosimo Fanzago, quindi affidandone la realizzazione sonora alle corde di una voce barocca perfetta e al sollecito entusiasmo di un ensemble di giovani talenti internazionali formato secondo un progetto in itinere "ad hoc". Vale a dire che, quanto proposto nei giorni scorsi nella Chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali (per intenderci, quella con i teschi bronzei ai piedi della scalinata d'ingresso, resi lucidi al passaggio nella storia dalle tante mani della gente), con l’applauditissimo doppio appuntamento inaugurale della nuova Stagione “Suona Antico.. ma non lo è” della Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli presieduta da Marco Rossi con la direzione artistica di Federica Castaldo e, nello specifico, su un’idea musicologica di Paologiovanni Maione con revisioni e ricerche a cura del giovanissimo Giacomo Sances, non è semplicemente un’iniziativa concertistica da segnalare e premiare, bensì il frutto e il segno reale di un’attività di produzione culturale altissima. Un'attività d’esempio – lo ricordiamo ancora una volta ai referenti delle istituzioni locali e nazionali pensando ad ulteriori e maggiormente organiche vie di rilancio turistico e identitario della città di Napoli – ai fini di una concreta e sinergica valorizzazione del nostro immenso patrimonio artistico e delle giovani risorse umane.

L’itinerario in programma dal titolo “Chiaroscuri musicali”, in relazione al percorso di luci e ombre, estasi e contrizione evidente tanto nell’arte figurativa presente in una delle Chiese più suggestive del centro storico partenopeo quanto nelle partiture prescelte, ha inteso riportare finalmente in primo piano e su solide basi documentarie la produzione sacra di Gennaro Manna (1715-1779) a trecento anni dalla nascita e del nipote Gaetano (1751-1804), maestri di cappella in successione delle principali realtà religiose della città, Annunziata, Duomo e Purgatorio ad Arco compresi.

A tracciarne le origini e la formazione, gli insegnamenti e le notizie ricavate dall’indagine sulle fonti è stato, all'inizio del concerto, lo stesso studioso Giacomo Sances, allievo dello storico della musica Paologiovanni Maione e oggi musicologo in brillante ascesa. A seguire, l’incanto della voce di Silvia Frigato (nella foto sopra) che, al fianco dell'efficace ensemble "Talenti Vulcanici" creato in progress dalla Fondazione, nell’occasione capitanato con buon polso dall’ottima musicista Iskrena Yordanova al primo violino, quindi diretto con gusto e scrupolosa perizia dall'organista Emanuele Cardi (nella foto d'apertura), ha illuminato al meglio le Lamentazioni del Giovedì Santo (terza nel caso del brano attribuito a Gennaro, seconda per la partitura a firma di Gaetano Manna) e, in chiusura di programma, il Gloria Patri a voce sola di soprano con violini del compositore di cui si è voluto celebrare il tricentenario dalla nascita.

La speciale qualità della pasta timbrica della Frigato (per inciso, la Fondazione ha sempre portato a Napoli voci di valore eccelso), unita a una solidità tecnica e ad una sensibilità di tinte e dinamiche di non facile riscontro, giusto riconoscibili nella grande professionalità di un modello senz’altro rimasto presente nel suo percorso di crescita artistica attraverso gli insegnamenti della meravigliosa Sara Mingardo, hanno infatti valorizzato in misura ideale tanto il dettaglio semantico del testo religioso quanto le articolate trame sonore di elaborazioni non troppo distanti dallo stile di scuola e dalla pregnanza espressiva della scrittura sacra pergolesiana.

In chiusura, applausi meritati e vivissimi per tutti i protagonisti dell’evento.

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