Cavea faraonica, progettata da Giulio De Luca nel 1939 come prima realizzazione stabile di un teatro all’aperto capace di contenere oltre cinquemila spettatori. Poi, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, storico palcoscenico per gli immensi allestimenti della lirica sancarliana in era Di Costanzo per l’Estate Musicale Napoletana (nella foto sotto, Madama Butterfly in un'immagine d'archivio) mentre, in anni recenti, riapertura per sporadiche iniziative d’opera e di balletto sempre del Lirico napoletano o, con minore fortuna, sotto altro produttore. Oggi, l’Arena Flegrea (nella foto d'apertura), passa dall’Ente Mostra d’Oltremare alla gestione privata della famiglia d’imprenditori Flores e, artisticamente, nelle mani del neonominato direttore Stefano Valanzuolo, appena uscito dalla multiforme impresa del Ravello Festival: in cantiere, un mega contenitore policulturale e polifunzionale, con teatro all’aperto dotato di copertura e opzioni di regolazione della capienza pubblico, di spazi interni nelle zone foyer, di center-point per l’enogastronomia, libri e installazioni d’arte secondo un format “duty-free” non troppo lontano da quello turistico-culturale varato appunto dalle ultime reggenze della più bella terrazza mozzafiato della Costiera, in origine aperta alla musica internazionale da Vlad padre con vocazione monografica wagneriana.
Questo ed altro ancora con il Progetto Arena Flegrea 2016, presentato questa mattina alla stampa e con visita in cantiere per constatare dal vivo lo stato dell’arte di un teatro proiettato verso il recupero, grazie ai lavori in corso, del suo antico splendore. Rilancio possibile unicamente in virtù dell’esternalizzazione e dunque al coinvolgimento dell’imprenditore Francesco Floro Flores, presidente del gruppo Trefin, che con la società Come On Web, presieduta da Mario Floro Flores, si è aggiudicato lo scorso luglio la gestione della struttura per i prossimi dodici anni. Il nuovo corso dell’Arena Flegrea, che ha preso il via con ingenti lavori di ristrutturazione di palcoscenico e platea, punta per volontà della famiglia Floro Flores «alla valorizzazione dell’arte e della cultura attraverso la rinascita e la riqualificazione della storica cavea di Fuorigrotta».
Alla conferenza di presentazione (nella foto sotto) hanno preso parte l’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele ed il presidente della Mostra d’Oltremare Donatella Chiodo, con i padroni di casa Francesco Floro Flores e Mario Floro Flores, il nuovo direttore generale artistico dell’Arena Flegrea Stefano Valanzuolo ed il consulente alla programmazione Raffaele Lopez.
Fra le novità: stagione di spettacoli da aprile a settembre 2016 sarà divisa per settori e linee guida differenziate fra eventi internazionali, musica classica, pop e rock, il grande jazz, la danza, il teatro. Nel periodo invernale si utilizzeranno i grandi spazi dell’area foyer destinati ad accogliere concerti, mostre, spettacoli oltre ad una sezione speciale dedicata ai talenti emergenti in collaborazione con i conservatori campani e le scuole di danza.
L’Arena Flegrea sarà pertanto ripensata come contenitore con tante proposte musicali per differenti livelli di attenzione e di ascolto, in cui ogni spettatore potrà scegliere il menu di preferenza, grazie anche a collaborazioni prestigiose con il Teatro di San Carlo e l’Accademia di Belle Arti. La cavea centrale, per la prima volta munita di copertura, sarà resa modulabile così da poter ospitare spettacoli di dimensioni anche molto diverse, mentre l’ex zona foyer diventerà una sorta di salotto culturale nel cuore della città (nell'immagine sottostante una proiezione del progetto).
I punti di eccellenza enogastronomica, un bookshop e le varie istallazioni d’arte completeranno l’offerta culturale. Monumento, insomma, «da vivere e riscoprire – si è detto nell’occasione – come palcoscenico nazionale e internazionale, dotato di un’acustica eccezionale grazie alle pareti poste ai lati degli spalti. Caratteristica è la struttura portante dell’Arena nel suo complesso, realizzata in cemento armato, mentre per il rivestimento delle pareti e delle gradinate venne utilizzato il travertino di Tivoli. La collocazione del palcoscenico sul pendio del terreno lascia completamente visibile e da ammirare, infine, la collina dei Camaldoli, che fa da sfondo suggestivo alla sontuosa cavea bianca». Non mero contenitore di eventi più o meno importanti, dunque, ma centro vitale per proposte culturali a 360 gradi, puntando in via prioritaria sulla monumentale cavea da 5600 posti ma, anche, rivitalizzando i grandi spazi coperti ottenibili dalla rimodulazione del foyer inferiore, «così da ricavare – si è annunciato – sale da concerto destinate a performance di respiro cameristico, musicali o teatrali, un caffè letterario, eventualmente un punto di eccellenza Food & Wine, spazi espositivi e di proiezione».
Per rendere vivo il tutto? «Sarà necessario – spiegano i responsabili del progetto (nella foto accanto) –coinvolgere in rete le migliori realtà culturali operanti sul territorio, comprendendo i Conservatori della Campania, i festival e le manifestazioni di musica, cinema e teatro, tutti in grado di rivitalizzare uno spazio di grande potenzialità attrattiva, al centro di Napoli. Il palcoscenico all’aperto, completamente rinnovato, sarà reso in parte modulabile, così da prestarsi a differenti ambiti performativi e ad eventi di dimensioni giustamente più contenute rispetto al mega evento. La programmazione artistica punterà ad individuare gli ambiti artistici e culturali non esplorati, allo stato attuale, da alcuna offerta cittadina. Da qui la grande e doverosa attenzione al circuito pop, jazz, rock, ma anche alle forme di teatro all’aperto, alla musica classica con le grandi orchestre straniere, al musical. Nelle premesse, nessuna concorrenza con altre istituzioni culturali napoletane ma, piuttosto, la ricerca di un discorso sinergico sul territorio, al di là di una logica che appaia puramente commerciale. «L’Arena Flegrea non vuole essere semplicemente uno spazio - ha infatti concluso il direttore artistico Stefano Valanzuolo - bensì un progetto culturale nel quale parteciperanno le istituzioni della città, in un’ottica di complementarietà e non di concorrenza». Fra i partner già individuati, il Teatro di San Carlo, il Teatro Nazionale Mercadante e l’Accademia di Belle Arti.
SCARICA PDF