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Paola De Simone

Teatro stracolmo e boato di entusiasmi al solo levarsi del velarium rosso sangue, con testa taurina, dietro il quale, all’esordio dello storico spettacolo firmato Alonso e qui ripreso dalla moglie Sonia Calero per il secondo titolo in serata centrale dell’Autunno Danza al Teatro San Carlo, si celava in statuaria posa spagnola la Carmen della superstella Svetlana Zakharova (sopra, nella foto di Pierluigi Abbondanza).

Abito al minimo e corpino nero, una grande rosa rubina a corona fra i capelli e, in primo piano, la perfezione di un corpo mozzafiato nella tensione delle linee, nella forza del carisma, nello scatto del ritmo, in una bellezza che è gelo e passione insieme. Una seduzione di fuoco, entro ed oltre il palcoscenico, che ha trasformato in grande evento la già più che lodevole proposta di portare per la prima volta sulle scene napoletane la rielaborazione della celebre storia narrata dalla novella di Mérimée consegnata alla storia della danza nel 1967, protagonista la leggendaria Plisetskaja, dal ballerino cubano, maître de ballet e coreografo Alberto Alonso, fondatore nel 1948 con il fratello Fernando e la cognata Alicia della Compagnia poi assurta a fama mondiale come Ballet Nacional de Cuba.

A riprenderla, qui a Napoli, la moglie dello stesso Alonso, con la particolarità che a danzarne il ruolo del titolo c’era appunto la Zakharova, ultima interprete nella versione del 2005 e dunque erede, vivente Alonso, di quanto voluto dallo stesso autore. «L’emozione attraverso il movimento: ricordo bene le ultime parole del Maestro» racconta l’étoile ucraina durante l’incontro stampa con i protagonisti alla mattina del giorno dello spettacolo in Sala verde al Lirico napoletano. E, in merito alle sue interpretazioni, rivela: «Io come Carmen? No, non amo associarmi ai personaggi a cui do di volta in volta forma. Viviamo vite separate e restiamo figure differenti: un modo - sottolinea - ancora più interessante per studiarne l’essenza, per cercare e trovare sempre qualcosa di nuovo. In questo caso, ad esempio, ho letto il racconto di Mérimée e mi ha senz’altro molto influenzata la Carmen operistica di Bizet ma, in danza - assicura l'interprete oggi in vetta alle classifiche mondiali - il ruolo scopre un’altra via». La Carmen di Alonso danzata dalla Zakharova è infatti un’altra storia: tagliente, irresistibile, di una bellezza raffinata e sottile, simbolica, universale. Praticamente, Arte pura. E, al suo fianco, non sono da meno i due protagonisti maschili pronti a suggellare la spiccata matrice russo-ispanica dell’intero spettacolo: l’eccellente per tecnica e stile Mikhail Lobukhin, e il bellissimo, qui al suo debutto partenopeo, venticinquenne Denis Rodkin, rispettivamente nei ruoli di un prestante Escamillo e di un appassionato Don José. Amore, seduzione, gelosia, libertà e morte ne attraversano il Destino (Alessandra Veronetti in sostituzione della prevista Roberta De Intinis) entro il quadro unico di un’arena con spettatori dal respiro stilistico cubista, di una modernità anni Sessanta che, ad oggi, è storia e attualità ad un tempo in virtù di una sensibilità coreutica e sulla base di invenzioni coreografiche di pregio vero. Intorno, l’ottima prova di Edmondo Tucci ( Zuniga) e della Compagnia di Balletto della Fondazione, con esiti sorprendenti sia nella Carmen Suite di Alonso che nel breve divertissement d’apertura Spanish Dance&Concert, altro debutto partenopeo in ambito coreografico per il maître de ballet Lienz Chang. Lavoro, quest’ultimo, in linea con il carattere del successivo titolo, anticipando in un’esibizione astratta i colori di Spagna e ben lavorando sulla tecnica del corpo fra giri, salti, sequenze d’assieme. Brave e belle le Donne (Sara Sancamillo, Giovanna Sorrentino, Luisa Ieluzzi, Annalina Nuzzo, Annalisa Casillo) quanto apprezzata la performance del gruppo degli Uomini (Marcello Pepe, Salvatore Manzo, Stanislao Capissi, Alessandro Staiano, Massimo Sorrentino).

Quanto alla musica con l’Orchestra sancarliana dal vivo, non facile (vedi il comprensibile, secondo attacco sbagliato dei violini primi sulla marcia del Toreador) e a maggior ragione da premiare il compito del direttore Alexei Baklan con pagine che, appunto dal podio, saldavano insieme i lussureggianti spunti iberici con le tradizioni della Francia (Massenet per il primo spettacolo e il Bizet di Carmen e Arlésienne per il secondo) alla luce «prettamente slava» (come da lui stesso ribadito all’incontro in Sala verde) del compositore-arrangiatore russo autore della partitura, bellissima, per archi e percussioni della Carmen Suite, Ščedrin, classe 1932 e marito della divina, prima interprete Maja Plisetskaja.

Al termine, oltre dieci minuti di applausi ed entusiastici consensi (annunciato il tutto esaurito anche per la replica di oggi alle ore 18) mentre, dalla chiacchierata della mattina, qualche curiosità. Dalle due stelle maschili del Bolshoi: il nuovo talento Rodkin svela i segreti della straordinaria scena della seduzione specificando «non è un colpo di fulmine, ma un lento scivolare nella rete ammaliatrice di Carmen, fino ad amarla alla follia»; quindi Lobukhin confessa «danzare con Svetlana? E’ una grande responsabilità ed è un vero onore essere scelto da lei, esempio di professionalità rarissima, in scena, come nello studio o per un video». Infine, parola di superstella, le cose più belle di Napoli : «Castel dell’Ovo, il lungomare con i suoi ristorantini, in cui si mangia molto bene, il Museo di Capodimonte, l’architettura della città e il Teatro San Carlo, uno dei più bei teatri - dichiara e conclude Svetlana Zakharova - visti in vita mia».

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