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  • Paola De Simone

Il grande direttore indiano Zubin Mehta (nella foto), il prossimo 29 aprile 80 anni con il record di 47 trascorsi al vertice della Israel Philharmonic, fra i massimi, ultimi miti del podio del secolo Ventesimo, inaugura stasera 12 settembre, alle ore 20.30 in data unica, la nuova Stagione Sinfonica del Teatro San Carlo con il doppio Ciajkovskij delle Sinfonie Quarta e Sesta ("Patetica"). E, come già fatto per altri suoi organici quali la Israel o l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, ha voluto generosamente devolvere l’intero cachet a lui destinato per la serata inaugurale alla creazione di un fondo per valorizzare la stessa Orchestra sancarliana attraverso l’acquisto di nuovi strumenti. «Mentre lo scorso febbraio dirigevo con tutto il cuore il Tristan und Isolde di Wagner, non potevo non pensare, riscontrando nell’Orchestra del San Carlo l’alta qualità dei musicisti, a quali migliori risultati avremmo potuto ottenere con strumenti ad arco o a fiato di grande pregio» ha confessato il Maestro durante l’incontro in Teatro che, in una pausa tra le prove, ha portato i giornalisti ai leggii in palcoscenico, facendo appunto riferimento all’esperienza messa a segno con il suo primo titolo lirico nella storia del San Carlo. Un’occasione speciale che già tanto aveva raccontato della rara sensibilità di Mehta e svelato al contempo la forza di un nuovo legame stretto con il Lirico napoletano avendo eccezionalmente portato, al termine della “prima”, l’intero organico con sé dalla buca in palcoscenico per gli applausi finali quale meraviglioso gesto del suo sostegno innanzitutto ai musicisti in tempi difficilissimi per le Fondazioni liriche e non solo.

«Senza pretendere uno Stradivari, un Guadagnini o un Gagliano - ha spiegato - è importante dotare il Teatro di nuovi strumenti che consentano, a fronte delle potenzialità dei musicisti, una massima resa, a partire dagli archi. Mi è capitato più volte in passato di lavorare per beneficenza e promuovere simili iniziative. Persino - ha detto sorridendo - convincere Pavarotti a tornare indietro, in Teatro, per dare un bacio a una facoltosa spettatrice che, in cambio, avrebbe offerto un milione per acquistare il violino ad una spalla d’orchestra. Quando si cerca, gli strumenti si trovano. Ed è per questo che sono qui: perché il mio appello possa portare ai professori dell’Orchestra del San Carlo i mezzi di cui hanno bisogno per esprimersi al meglio». Sull’esempio della donazione del Maestro, la sovrintendente Rosanna Purchia, nell’occasione affiancata dal nuovo direttore artistico Paolo Pinamonti e dalla neo-nominata responsabile della comunicazione Francesca Zardini (l’altro selezionato, Paolo Animato, già in estate aveva invece rifiutato il contratto) ha nella stessa sede auspicato ulteriori interventi finanziari a sostegno del fondo o vere e proprie donazioni da parte di collezionisti, banche o privati. Un auspicio già tradotto in numero di bonifico su cui accreditare il sostegno da intestare alla Fondazione Teatro di San Carlo presso Unicredit S.p.A. (Codice IBAN: IT 33 Z 02008 03443 000010229179; BIC SWIFT: UNCRITM 1 S 99), specificando nella causale “dona uno strumento al Teatro di San Carlo”.

«Ci sono anche ottimi strumenti moderni - ha aggiunto Zubin Mehta - come dimostrano i contrabbassi acquistati in Romania per la Israel o gli strumenti acquisiti tramite una donazione, a Los Angeles negli anni ’60, a tutt’oggi impiegati». D’altra parte, che il San Carlo stesse già lavorando in tale direzione durante la sovrintendenza Purchia, ne sono prova eloquente l’acquisto di alcune trombe tedesche e, più di recente, di un pregiato violino Capicchioni del 1957, da oltre 50mila euro, per la spalla dell’Orchestra (in alternanza, Gabriele Pieranunzi e Cecilia Laca).

Il Maestro ha infine parlato di quel che gli è piaciuto di più girando per Napoli e dintorni durante il mese di prove per il Tristano abbinato alla Terza di Mahler - «Dai Palazzi al cibo, dalla reggia di Caserta a ricchezze artistiche non poi così conosciute nel mondo» - e dell’importanza fondamentale di un direttore stabile per l’Orchestra della Fondazione, precisando: «Io? Sono impegnatissimo fino al 2018, compleanno e Natale compresi ma, quando mi sarà possibile, a Napoli verrò senz’altro. Per questo ruolo - ha suggerito - ci sono tanti bravissimi, giovani direttori in brillante ascesa». Infine, ha ancora un sogno nel cassetto, con un titolo che manca alla sua pur immensa carriera: il Parsifal wagneriano. Magari, oltre l’inaugurazione della lirica con la Carmen di Bizet, sempre a lui affidata dal prossimo 13 dicembre, un desiderio da realizzare in futuro al San Carlo visto che la sovrintendente Rosanna Purchia ha ben raccolto l’idea commentando in chiusura: «Io faccio quello che dice il Maestro. Maestro che voglio ringraziare per aver voluto ancora una volta dimostrarci il suo affetto e la sua vicinanza. La sua rinnovata presenza conferisce ulteriore prestigio alla nostra programmazione e - ribadisce al termine la sovrintendente - sperando che possa essere sempre più presente nelle stagioni del San Carlo, sul podio di concerti e di opere».

Forte di auspici e di ottime premesse, parte così The Golden Stage 20XV/XVI, una bella Stagione Sinfonica che, nell’arco di 20 appuntamenti (da oggi al 17 settembre 2016) più tre concerti straordinari al Duomo di Napoli in occasione delle celebrazioni per San Gennaro (6, 9 e 30 ottobre), porterà sul palcoscenico partenopeo Pinchas Steinberg sul podio e il pianista Michele Campanella ancora per un tutto Ciajkovskij (17 e 18 ottobre), Fabio Luisi alla testa di Orchestra, Coro e due voci soliste per la “Resurrezione” di Mahler (21-22 novembre), Pinchas Zukerkman direttore e violino solista al fianco della violoncellista Amanda Forsyth (26-27) per il terzo capitolo interamente dedicato al grande compositore russo, Daniel Oren e il pianista Yoav Levanon per il Primo di Chopin più l’Eroica di Beethoven (3-4 dicembre).

Con il nuovo anno: grande ritorno delle sorelle Labèque con l’ironico Poulenc per due pianoforti e orchestra (14 gennaio) nell’occasione diretta da Patrick Fourniller, Concerto della Memoria con il Coro sancarliano diretto dal suo Maestro, l’ottimo Marco Faelli (27 gennaio), il grande pianista beethoveniano Buchbinder con il Terzo Concerto (6-7 febbraio), una serata Gershwin con i fratelli Enrico e Gabriele Pieranunzi (22 febbraio), il recital del mezzosoprano Daniela Barcellona (14 marzo), la Messa in mi bemolle di Schubert con Coro e Orchestra diretti da Michele Mariotti (2-3 aprile), la brava direttrice coreana Han-na-Chang, poco più che trentenne, per Sibelius e per il Concerto di Grieg assegnato al pianista Yevgeny Sudbin (9-10 aprile), l’Oscar Toni Servillo voce recitante per l’Oedipus Rex di Stravinskij con l’eccellente Valčuha sul podio (15-16 aprile). Completano infine il cartellone due appuntamenti da camera (il violinista Maxim Vengerov con il pianista Saitkoulov per alcuni capolavori del repertorio mentre il pianista Nazzareno Carusi suonerà con il Quartetto del San Carlo), Uto Ughi (15-17 maggio), I Fiati del San Carlo (30 maggio) in doveroso omaggio al bicentenario di Paisiello, il pianista Barry Douglas (altro grande ritorno a Napoli) con il secondo di Rachmaninov (4-5 giugno). Poi chiusura ad anello, sempre puntando su Ciajkovskij, con il violinista Gil Shaham diretto dal bravo Pehlivanian per il Concerto op. 35 (10-11 giugno) e, simmetricamente, le restanti Sinfonie dispari (n. 3 e n. 5) dirette da Gabriele Ferro, vertice musicale dell’Orchestra della Fondazione dal 1999 al 2004.

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