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  • Paola De Simone

Un San Carlo pieno nei palchi come nella platea la sera del primo agosto, la prova superlativa delle due stelle ospiti Zakharova e Polunin ma, soprattutto, un Corpo di Ballo in grado di brillare già da sé, risultato di un innegabile progresso nella tecnica come nell’omogeneità dello stile. Il senso del grande successo della Giselle nel bell’allestimento del Maggio Musicale Fiorentino, in ripresa nei giorni 1 e 2 agosto scorsi in occasione del quarto titolo del San Carlo Opera Festival, va in pratica ben oltre i meri esiti artistici di uno spettacolo ben costruito sulla coreografia curata da una grande ex ballerina e maestra della stessa Zakharova, Ljudmila Semenjaka, sulle scene di rara suggestione a firma di Raffaele Del Savio e dei costumi deliziosi realizzati da Mario Giorsi e da Giusi Giustino, così come già apprezzato e scritto in aprile. Un successo che dunque, in primo luogo, è il frutto di una scelta al vertice della sovrintendenza che ha sin dal principio e con coraggio sostenuto, rispetto alle altre Fondazioni liriche d’Italia, un’Arte e una compagine coreutica rimasta fra le rarissime, analoghe realtà sull’intero circuito nazionale. Pertanto, restando comunque in attesa di nuovo direttore della Compagnia di Balletto del San Carlo che svolga un ruolo analogo a quello sin qui messo a segno in ultima battuta da Alessandra Panzavolta, ruolo indispensabile per una mirata programmazione artistica così come necessario lo è un buon direttore musicale stabile per l’Orchestra, si assegnano in seconda battuta i meriti della crescita di tutti i ballerini della Fondazione senz’altro all’”allenatore” Lienz Chang. A dimostrarlo, la pulizia e sincronia delle file, la prestanza dinamica persino nei salti, la lucidità ritmica, la cura espressiva di ogni minimo gesto. Particolare attenzione spetta poi, anche rispetto a quanto visto in precedenza, alle variazioni interpretate con ottima forma dalla coppia di contadini assegnata a Candida Sorrentino e a Carlo De Martino, nonché brave anche le due Willi di Annalina Nuzzo e Anna Chiara Mirante. Un discorso a parte va fatto per l’Hilarion di Edmondo Tucci che, dalla Compagnia della generazione precedente in parallelo alla qui assente Roberta De Intinis, ha sempre sfoderato talento e una capacità di crescita speciali. Così come, ma relativamente al gruppo di ultima generazione, ha sin qui ampiamente dimostrato la bella e brava Luisa Ieluzzi, finalmente una Regina delle Willi rigorosa quanto viva ed espressiva.

Ovviamente, strepitosa la prova dei due protagonisti in scena. Nonostante un piccolo incidente al piede dei giorni precedenti che ne ha giusto appannato qualche slancio, Svetlana Zakharova ha letteralmente strabiliato con giri e variazioni mozzafiato, intensissimi “port de bras”, gambe sublimi e un culmine nella grand scène dramatique della “folie de Giselle” dalla sensibilità assolutamente contemporanea. Vero virtuoso infine l’Albrecht di Sergei Polunin, principe agile e di bel temperamento. Ottimo tra l’altro, dal podio dell’Orchestra della Fondazione, il lavoro svolto sulla partitura di Adam dal musicalissimo direttore Alksej Baklan. Al termine, un’interminabile pioggia di applausi, un’impressionante levata di flash verso i protagonisti in palcoscenico fra telefonini o tablet e l’omaggio di un magnifico cesto di rose rosse (nelle foto di Francesco Squeglia) .

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