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  • Paola De Simone

Dopo il vivo successo dello scorso aprile, per la quarta proposta del San Carlo Opera Festival torna sul palcoscenico del Lirico nei giorni 1 (ore 20) e 2 agosto (ore 17) il capolavoro del balletto romantico Giselle con la superstella Svetlana Zakharova, splendida ucraina di un metro e 70, 36 anni appena compiuti, étoile del Bolshoi e dal 2007 della Scala di Milano, oggi acclamata fra le più alte artiste del panorama mondiale. L’allestimento è sempre quello del Maggio Musicale Fiorentino, con la bella versione coreografica di Ljudmila Semenjaka, le scene di Raffaele Del Savio, i costumi di Mario Giorsi e della sancarliana Giusi Giustino. Al suo fianco (sopra, nella foto di Francesco Squeglia, i due interpreti) nel ruolo del principe Albrecht, c’è il venticinquenne ucraino Sergei Polunin, formatosi alla Royal Ballet School, primo ballerino del Royal Ballet e, attualmente, primo ballerino al Teatro Lirico Moscovita Stanislavsky e Nemirovich-Danchenko, quindi in ruolo parallelo al Teatro dell'Opera e del Balletto di Novosibirsk. Intorno, il Corpo di Ballo e l’Orchestra della Fondazione che nell’occasione, così come per il Don Quijote di due anni fa sempre con la Zakharova, sarà diretta da Aleksej Baklan.

Modello di sintesi superba fra la più alta tradizione classica di scuola russa e una fisicità assoluta, moderna ed atletica, la Zakharova dà vita e forma, oltre il sentire romantico, a una creatura che è innanzitutto emblema del nostro tempo. La sua prima Giselle risale a quando, di anni, ne aveva appena 17, con esordio nel ruolo direttamente al Mariinskij. «Avevo studiato con la mia insegnante Olga Moiseyeva ogni dettaglio del corpo e dell’anima – ricorda in merito la celebre étoile – e, pur essendo molto giovane, ebbi subito la consapevolezza che stavamo realizzando qualcosa di veramente importante.

Personalmente, sono sempre stata attratta dalla freschezza e dall’ingenuità di Giselle, unite al suo essere donna in grado di amare tanto». Duplice, è noto, il suo volto: da un lato, la ragazza ingenua e campestre; dall’altro, l’entità evanescente e lunare, così come magistralmente disegnato da Jean Coralli, Jules Perrot e da Marius Petipa sulle efficacissime musiche di Adolphe Adam. Ne resta, a tutt’oggi, insuperata l’interpretazione messa a segno nel secondo Novecento da Carla Fracci così come ben racconta, oltre il tempo, una straordinaria foto di Alessio Buccafusca scattata al culmine della grande scena della follia. Ma Svetlana Zakharova, interprete di nuova generazione, moglie del violista virtuoso Vadim Repin, mamma di una bimba di nome Anja, dal 2005 Artista Emerito della Russia, un anno dopo Premio di Stato e persino deputata della Duma nella Commissione Cultura, apre un’altra storia: la sua presenza scenica è ipnotica nel mix perfetto di tecnica e stile. Nei due, antitetici atti scolpisce una Giselle ora dalla deliziosa vivacità campestre, ora dalla cristallina essenza lunare, parimenti svettando nella modulazione ad arte dei suoi poeticissimi “port de bras” e per la perfezione delle gambe nei diversi passaggi tecnici. Spettacolo imperdibile.

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