Venerdì 24 luglio
Belvedere di Villa Rufolo, ore 19.30
Junge Philharmonie Wien
Michael Lessky, direttore
Coro Estro Armonico
Maestro del Coro: Silvana Noschese
Esclusiva italiana
Posto unico € 40
Richard Wagner (1813-1883)
Ouverture da “L'olandese volante”
Scena delle Fanciulle Fiore da “Parsifal” atto II
Claude Debussy (1862-1918)
Sirènes da “Nocturnes” per coro femminile e orchestra
Moderatamente animato
***
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n.9 "La Grande” in Do Maggiore, D.944
Andante. Allegro ma non troppo | Andante con moto | Scherzo. Allegro vivace. Trio | Allegro vivace
“L’olandese volante” nasce da un episodio biografico. 1839: Wagner è in fuga da Riga verso Londra, assillato dai creditori. La sua nave, colpita da una tempesta, trova rifugio tra i fiordi norvegesi, ed è qui che il compositore, sedotto dallo spettacolo della natura, decide di sviluppare un tema di Heine che aveva già in mente: la storia del marinaio costretto a vagare in eterno sui mari finchè amore non lo redima. Nell Ouverture si intrecciano i tre temi principali dell’opera, con segnali di tempesta, slanci lirici (che alludono al personaggio femminile di Senta), echi di cori marinareschi. Il brano fu eseguito per la prima volta nel 1843.
“Parsifal” è l’ultima opera scritta da Wagner, andata in scena a Bayreuth nel 1882. Nel secondo atto, il mago Klingsor, servendosi di Kundry, cerca di corrompere il puro Parsifal, attirandolo in un gioco di seduzione erotica che ha per scenario un giardino ncantato e per protagoniste alcune splendide fanciulle, su un ritmo flessuoso di valzer lento. È noto come lo stesso Wagner, in visita a Ravello nel 1880, avesse ravvisato le sembianze del giardino di Klingsor proprio negli spazi aperti di Villa Rufolo. Il che dona un pizzico di filologico fascino alla proposta di stasera.
“Sirènes” rappresenta l’ultima parte di un trittico, “Nocturnes”, completato da Debussy nel 1899 e eseguito a Parigi, in prima, nel 1901. Scrive l’autore: «Non si tratta della forma abituale del Notturno, ma di tutto ciò che il termine implica in relazione a impressioni e luci… Sirènes: è il mare col suo ritmo innumerevole; poi, tra le onde argentate di luna, si ode, ride e passa il canto misterioso delle sirene». La tessitura cangiante e fitta di virtuosismi vocali è una sorta di piccolo manifesto dell’Impressionismo in musica.
Travagliata, al pari della vicenda umana del suo autore, è la genesi delle sinfonie di Schubert: le prime sei furono scritte in età giovanile (tra i sedici e ventun’anni), due – l’Incompiuta e la Grande – sono frutto di una mente musicale pienamente consapevole e impreziosiscono il ristretto novero dei capolavori di sempre. Per la realizzazione della monumentale Sinfonia in Do Maggiore, Schubert impiegò quasi tre anni di lavoro. Non riuscì ad ascoltarla perché, come molta sua musica straordinaria, fu pubblicata postuma e persino al suo rito funebre fu sostituita dalla meno impegnativa Sesta. La “Grande” andò perduta, così, tra gli scaffali di Ferdinand Schubert, fratello del musicista, e si deve a Schumann il fatto di averla ritrovata, consegnandola a Mendelssohn per la prima esecuzione assoluta (Lipsia, 1839). Idealmente ispirata – in termini formali e di impianto – alla Nona di Beethoven, la splendida Sinfonia in questione non dissimula le proprie ambizioni in una scrittura che lo stesso Schumann definì poetica in considerazione, e non a dispetto, delle sue “divine lunghezze”.