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  • Redazione

Americano del Michigan, nato a Mason nel novembre 1935, barocchista “doc” e non a caso particolarmente legato tanto alle tradizioni che ai circuiti concertistici partenopei, con una predilezione speciale per la stagione cameristica targata Associazione Alessandro Scarlatti per la quale, con il suo Complesso Barocco, si è esibito innumerevoli volte. Se ne ricordano, in apertura della stagione 2005, il Giardino di rose, oratorio di Alessandro Scarlatti, in prima moderna, e un impegno mancato, al San Carlo nel 2011, con l’annunciata ma poi disdetta direzione del Così fan tutte firmato Strehler poi assegnato a Jonathan Webb. Fra i suoi must, la direzione nel 1995 della colonna sonora e dei gruppi ripresi dal vivo nel film dedicato al principe del madrigale italiano, Carlo Gesualdo da Venosa, “Morte a cinque voci”, realizzato dal regista Werner Herzog. Nel 2012 avrebbe quindi ricevuto il premio della Traetta Society per la passione e l'impegno nella riscoperta del patrimonio musicale europeo. Alan Curtis è morto a Firenze pochi giorni fa, il 15 luglio.

I suoi studi avevano avuto inizio alla Michigan State University dell’Illinois, dove Alan ottiene il Bachelor nel 1955, interrompe il Master per due anni per formarsi con Gustav Leonhardt ad Amsterdam, quindi termina il dottorato nel 1963 con una tesi su Sweelinck che presto diventa un testo di riferimento. Venticinquenne inizia a insegnare, presso l'università della California e, nel ‘70, diviene professore. Il suo precoce talento al cembalo è tuttavia già noto a partire dagli anni ‘50, quando, ancora studente, inizia ad occuparsi dei tempi nella musica per tastiera di Couperin. Incide le musiche per tastiera di Rameau, di Johann Sebastian Bach, (tra le quali le Variazioni Goldberg sul clavicembalo Christian Zell del 1728) e per primo dirige la monteverdiana Incoronazione di Poppea tentando una ricostruzione dell'orchestra seicentesca. Parimenti meritevole l’azione di riscoperta del Barocco e del Settecento teatrale attraverso il recupero e l’esecuzione di titoli quali La Schiava liberata di Jommelli, l’Erismena di Cavalli, La Susanna di Stradella, La Liberazione di Ruggero dall’isola di Alcina di Caccini, Giustino e Montezuma di Vivaldi, l'Admeto di Händel impiegando un clavicembalo a tasti spezzati (1978).

Aveva scelto di vivere in Italia, in una bella casa di Firenze, dove si è improvvisamente spento, lasciando un patrimonio musicale importante fatto di incisioni e di vari strumenti fra organi, clavicembali, spinette e virginali antichi.

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