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  • Paola De Simone​ ​​ ​

Da oggi, e con largo anticipo per poter lavorare al meglio sulla designazione del nuovo vertice del Teatro San Carlo di Napoli, parte il conto alla rovescia per la nomina del prossimo sovrintendente prevista nell'aprile del 2020 dopo i dieci anni a tutt'oggi affidati a Rosanna Purchia (nella foto).

È quanto stabilito dal Consiglio di Indirizzo della Fondazione che, ieri pomeriggio, ha avviato le procedure necessarie alla manifestazione di interesse per l’individuazione del futuro sovrintendente del Lirico napoletano allo scadere naturale del mandato dell’attuale vertice. Vertice cui è d'obbligo riconoscere, almeno, due meriti innegabili: il pareggio dei conti e la sopravvivenza del Corpo di Ballo.

L'auspicio per l'imminente futuro, come già ampiamente sottolineato da chi scrive (ma su altra testata) all'epoca della riconferma della Purchia in secondo mandato, è che il testimone passi a una figura forte di una caratura adeguata, fatta di titoli di studio, culturali e artistici veri, quanto di primissimo livello, uniti a comprovate esperienze e capacità manageriali, in modo da garantire un serio quanto definitivo rilancio di una Fondazione lirico-sinfonica unica se non altro per una storia che non ha pari nel mondo, andando così a condividere con la Scala di Milano quel dovuto ma fin qui negato primato produttivo nazionale di valenza mondiale che stenta a partire al Sud nonostante la bontà delle risorse professionali e il primato delle radici culturali.

Un gioco d'anticipo non superfluo e qui apprezzato non poco nella consapevolezza della responsabilità estrema e della portata di una svolta che potrebbe veramente decidere in via definitiva i destini di uno dei Teatri lirici - e con esso dell'intero territorio regionale - di maggior pregio, rischiando invece, in caso contrario, di scivolare per sempre nella mediocrità qualora passasse il nome di qualche bluff, o peggio ancora di qualche millantatrice, a corto tanto di titoli di studio quanto di una debita formazione culturale e storico-musicale in virtù, magari, di un curriculum fatto di incarichi messi a segno per grazia politica ricevuta o di costume e società, pur se maturato nello stesso settore in oggetto ma sgomitando e per altre vie, facendo per proprio interesse il danno altrui e dell'intero monumento.

Raro pertanto il gesto di responsabilità effettuato dall'uscente Rosanna Purchia che "ha ritenuto - recita la nota inviata dal Teatro - di dover porre, con l'opportuna tempestività, all’attenzione del Presidente della Fondazione Luigi de Magistris e ai membri tutti del Consiglio nonché al Ministro Bonisoli e al Collegio dei revisori dei Conti, l’approssimarsi della scadenza del proprio incarico affinché fossero adottate, onde garantire un’ordinaria continuità di gestione del Teatro, le iniziative più utili per l’individuazione del futuro manager".

Di qui le dichiarazioni, su lettera, della stessa Purchia: «Tra poco meno di un anno avrà fine il mio mandato, sono stati dieci anni intensi e meravigliosi, tanto lavoro, tanti sacrifici ma anche tante soddisfazioni ed orgoglio nel vedere il nostro Massimo riposizionato in campo nazionale ed internazionale nell’alto livello che spetta. Tanti traguardi raggiunti con il Vostro aiuto e con quello dei lavoratori tutti ma tanto c’è ancora da fare e si deve fare. È pertanto necessaria, nell’interesse dell’istituzione che ho l’onore di amministrare, una mia dolorosa ma responsabile decisione. È doveroso che porti alla Vostra attenzione, con il congruo e necessario preavviso, tale circostanza, nel rispetto del mio senso del dovere e dell’amore per il San Carlo. Nulla cambierà da oggi in avanti nel mio impegno, nel comportamento e nelle mie azioni ma permetterà a Voi di iniziare immediatamente un sereno percorso volto a designare la mia successione. Io sarò come sempre al servizio del nostro mai abbastanza amato San Carlo ed al Vostro fianco al fine di dare con serenità la necessaria e indispensabile continuità gestionale».

Indubbiamente un bel gesto, per quel che ricordiamo fin qui senza precedenti, utile e non poco a sollecitare l'attenzione di tutti per poter vedere il nostro Teatro San Carlo finalmente brillare come meglio merita grazie alle giuste redini, evitando nepotismi e passaggi di testimone a sorpresa o scontati, dagli effetti comunque rovinosi. Vale a dire, niente nomi di pianerottolo o provincia ma figure come l'ex scaligero Pereira o simili che consentirebbero, tra l'altro, di far partire da Napoli progetti come l'annunciato trittico di Händel che, con ogni probabilità, suonò il cembalo a San Pietro Martire all'epoca e in un Oratorio di Scarlatti padre.

Da parte nostra riteniamo invece utile rinfrescare la memoria sul tema, ricorrendo al secolo d'oro dei castrati e a un libello parodistico al vetriolo, purtroppo sempre attualissimo, qual è il celebre Teatro alla moda stilato nel lontano 1720 dall'aristocratico veneziano Benedetto Marcello, musicista, scrittore, esperto di legge e quant'altro, radiografando e dileggiando ad arte usi ed abusi del mondo operistico coevo. In special modo qui riportando, nella speranza che se ne faccia debito tesoro, gli strali lanciati "Agl'Impresari" in apertura di capitoletto: "Non dovrà l'Impresario moderno - raccomanda ironicamente il Marcello volendo seguire la Moda - possedere notizia veruna delle cose appartenenti al Teatro, non intendendosi punto di Musica, di Poesia, di Pittura, &c. Fermerà per Broglio d'Amici Ingegneri di Scene, Mastri di Musica, Ballarini, Sarti, Comparse ec. Sceglierà un Protettore al Teatro [...]". Il tutto, esattamente trecento anni fa.

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