top of page
  • Paola De Simone

Il Coro del Teatro San Carlo di Napoli, preparato da Gea Garatti Ansini, sarà per la prima volta coprotagonista a Roma per il varo della Stagione 2019/20 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

L'inedita liaison, presentata oggi alla stampa, vedrà infatti la compagine del Lirico napoletano esibirsi il prossimo 10 ottobre accanto all'Orchestra e al Coro diretti dal vertice stabile Antonio Pappano, fresco del suo nuovo Abbiati, con la Grande messe des morts op. 5, pagina sacra e immensa composta dal francese Hector Berlioz nel 1837 per tenore solo, coro misto da 200 elementi e un'orchestra di monumentale ampiezza (4 flauti, 2 oboi, 2 corni inglesi, 3 clarinetti, 4 fagotti, 4 corni, 4 trombe, 4 tromboni, tuba, timpani, cassa, tamtam, piatti, archi, più 4 gruppi di ottoni fuori scena per un totale di 2 cornette, 6 trombe, 8 tromboni, 2 tube). Inizialmente, su commissione dal ministro degli interni De Gasparin con compenso pari a quattromila franchi e 450 esecutori in campo, Requiem destinato a ricordare il maresciallo Mortier, vittima dell'attentato di Fieschi contro Luigi Filippo avvenuto il 28 luglio 1835. Poi, il ripensamento e il riciclo dell'opera per altra occasione, pochi mesi dopo (il 5 Dicembre 1837) sempre a Parigi, ma nella Cappella di Saint-Louis des Invalides e in memoria del generale Damrèmont caduto nella presa di Costantina. Stavolta, l'occasione capitolina, sigla al contempo l'apertura del cartellone ceciliano e l'omaggio all'autore della Symphonie fantastique nei 150 anni dalla sua scomparsa.

Lavoro di rarissima esecuzione nella storia dell’Accademia, dalla potenza impressionante appunto per lo straordinario organico impiegato unito a momenti di preziosa poeticità, la Grande messe des morts di Berlioz segnerà al contempo il debutto a Santa Cecilia di una star della lirica internazionale, il tenore messicano Javier Camarena, accanto alle citate compagini romane e al Coro sancarliano.

«Sarà un'inaugurazione "esplosiva" con coro e orchestra enormi» ha assicurato Michele dall'Ongaro, presidente-sovrintendente dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel presentare l'evento inaugurale della stagione sinfonica 2019-2020 della Fondazione lirica romana. A seguire, le parole del direttore Pappano, pochi giorni fa per la prima volta sul podio per il Requiem di Berlioz al Concertgebouw di Amsterdam con il Coro di Santa Cecilia, preparato da Ciro Visco, in trasferta nella capitale olandese: «È un'opera enorme, una sfida - sottolinea - che si ricorda per tutta la vita. Nel 'Tuba Mirum' le trombe suonano dappertutto e con i sedici timpani c'è una specie di terremoto musicale. È una messa piena di dubbio e di speranza, che non si fa tutti i giorni. In più è una pagina composta negli anni a cavallo del 1830, molto importanti per me. Sono gli anni di Berlioz, di Rossini, di Beethoven».

(Nelle foto: l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia; il Coro del Teatro San Carlo; il tenore messicano Javier Camarena; la sovrintendente del Lirico napoletano, Rosanna Purchia, accanto alla sindaca di Roma Virginia Raggi, quindi al fianco del direttore musicale Antonio Pappano)

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

In primo piano
RSS Feed
  • Facebook Long Shadow
  • Google+ Social Icon
Recenti
bottom of page