top of page
  • Paola De Simone

Non solo una grande solista internazionale come a Napoli conosciuto da sempre grazie ai suoi recital rari e spettacolari con relativa pioggia di bis ma, stando agli esiti in tale formula per la prima volta ascoltati dal vivo, un camerista completo e dai pregi molteplici: tecnicamente infallibile di per sé così come entro l'economia dell'insieme, di bellezza sonora assoluta e, diciamo pure, bel baricentro dinamico attraverso gli stili sia nella formazione in quartetto che in quintetto per pianoforte più archi, nonostante il vistoso stacco generazionale con in suoi compagni di viaggio scelti per l'occasione in tour.

È quanto si è compreso con il concerto in Stagione al Teatro San Carlo che ospitava il pianista russo ed ex enfant prodige Evgenij Kissin, musicista quarantasettenne il prossimo ottobre e dunque più che maturo nonostante da qualcuno in questi giorni additato come artisticamente giovane, in passato ascoltato con targa congiunta del Lirico napoletano più Associazione Alessandro Scarlatti e stavolta al fianco di una formazione d'archi di pari provenienza ma storica, il Kopelman Quartet (nelle foto). Un percorso interpretativo che ha rivelato molto sui rispettivi bagagli, sulle possibilità di interazione quanto sul gap generazionale a nostro avviso traducibile in visioni stilistiche non del tutto conciliabili.

Il tracciato d'ascolto partiva da Mozart e, nello specifico, dal Quartetto con pianoforte in sol minore K. 478, punto fondamentale e di svolta nell'evoluzione del rapporto fra le parti in misura non solo spiccatamente concertante, a dialogo, quanto dalla dimensione vivacemente concertistica. Un rapporto colto al volo innanzitutto da Kissin sin dal vigoroso unisono e dalle successive, differenziate risposte assegnate al pianoforte, sfoderando attraverso una tempra robusta e al contempo un fraseggio dai limpidi dettagli un Mozart dalla spinta chiaramente beethoveniana. Pertanto, in linea esatta con la struttura serrata e moderna alle radici della pagina, nonché in asse con una dimensione espressiva di massima pregnanza e tensione drammatica secondo la forza comune ai migliori esiti in minore a segno nello stesso catalogo mozartiano fra i Concerti per pianoforte K. 466 e K. 491, la Sinfonia K. 550, il Quintetto K. 516. Dall'insieme, costantemente e indubbiamente ben curato,è tuttavia affiorata già al primo impatto una disparità d'approccio, innanzitutto sonoro, negli archi propensa ad accentuare tinte a pasta più acida e calda, a maggiore ragione vistose e dunque leggibili nel successivo Fauré di cui si presentava il Quartetto in do minore n. 1 op. 15. Complessivamente, un lavoro riletto alla luce di uno stile più denso e popolare che di raffinata eleganza sensuale, quasi a ritrarre una Francia filtrata sotto il sole dell'est. Vale a dire che, al di là della coesione formale e dell'attenzione puntuale nello scavo dei temi e nella fluidità dei dialoghi, si faceva fatica a capire se all'ascolto vi fossero i pentagrammi dell'ultimo Ottocento parigino di Gabriel Fauré o quelli del genuino boemo Antonín Dvořák, asoltato di lì a seguire, nella seconda parte della serata con il Quintetto n. 2 in la maggiore op. 81, dunque con la formazione al completo del pianoforte più i quattro archi del Kopelman.

Ed in effetti, nonostante la piena congenialità fra Dvořák e il quartetto capitanato dal ex leader del Borodin, oltre la migliore centratura stilistica e la sempre efficace intesa strumentale, lo stacco generazionale parimenti restava, lasciando intercettare un'immancabile marcia in più sempre nella voce pianistica, in alto volo sia per la bellezza dello smalto che per la sapienza degli accenti e le sorprendenti soluzioni dell'agogica. Al termine, un'infinità di applausi e, messi assieme i tasselli rilevati nell'occasione, impossibile non esprimere il desiderio di riascoltare nuovamente Kissin, ma con una per noi nuova performance al fianco dell'Orchestra del Teatro San Carlo, magari con un Concerto di Brahms o di Rachmaninov.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

In primo piano
RSS Feed
  • Facebook Long Shadow
  • Google+ Social Icon
Recenti
bottom of page